venerdì 31 maggio 2013

ALLARME BIOGAS




Si avvicina l'ora della verità. 

Le truffe sul biogas

 hanno le ore contate

La procura della repubblica di Salerno  da ragione ai comitati che in tutta Italia si battono contro le centrali "gemelle" "trigemine" e "quadrigemine" ipotizzando una truffa volta ad eludere le più complesse procedure autorizzative per le centrali superiori a 999kW. Manca poi l'autorizzazione alle emissioni odorigene dalla trincea dell'insilato di mais.  Biogassisti, finanziatori, banche, ora dovranno cominciare seriamemente a preoccuparsi. Le truffe del biogas stanno per essere scoperchiate. E ora si controllino tutte le biogas italiane. Basta compiacenze per gli speculatori. Ai comitati il compito di inondare le procure di tutta Italia (le centrali sono presenti in oltre 1500 comune) con esposti a raffica. 




I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Salerno, agli ordini del Capitano Giuseppe Ambrosone insieme a quelli della locale Stazione Carabinieri a Sarno, alla località Foce, hanno apposto i sigilli di sequestro ai due impianti di biogas a digestione anaerobica per la produzione di energia elettrica e calore, in corso di realizzazione su permesso a costruire rilasciato dal Comune di Sarno a richiesta, rispettivamente, di una società agricola del posto e di una società agricola con sede legale a Perugia. 
L’attività di polizia giudiziaria, avviata anche a seguito di numerosi esposti presentati da associazioni ambientaliste quali “Italia Nostra” e “VAS”, eseguita dai Carabinieri e che ha portato al sequestro preventivo odierno in esecuzione al decreto del GIP del Tribunale di Nocera Inferiore, dott. Paolo Valiante, è stata direttamente coordinata dal Procuratore Capo Giancarlo Izzo unitamente al sostituto Procuratore dott.ssa Marielda Montefusco della sezione reati ambientali della Procura Nocerina. La Procura della Repubblica ha anche emesso informazione di garanzia a carico dei legali rappresentanti delle società interessate per le violazioni emerse in ordine ai reati previsti dal D.L.vo n.152/2006 (Codice dell’Ambiente) e dal D.L.vo n.387/2003 (norme relative alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità) in relazione al D.P.R. 380/2001 (Testo Unico in Materia Edilizia). 
Difatti i legali rappresentanti della società in questione sono indagati per le violazioni dell’articolo 279 del D.Lgs 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente) relativamente alla immissione in atmosfera, in assenza di autorizzazione, delle sostanze gassose odorigene derivanti dallo stoccaggio dei cereali all’interno delle trincee e dei reflui zootecnici nella pre-vasca dei due impianti in località Foce di Sarno, nonché per la violazione dell’art.12 del D.L.vo n.387/2003 (norme relative alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità) in relazione all’art.44/lett.b del D.P.R. 380/2001 (Testo Unico in Materia Edilizia), circa la necessità, per la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, di una autorizzazione unica rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione. 
In particolare, a seguito dei controlli eseguiti dai Carabinieri del N.O.E. ed effettuati presso gli impianti di biogas, è emerso che era stato installato ed attivato un deposito di 6.500 metri cubi circa di trinciato di mais, producente emissioni in atmosfera, in assenza della prescritta autorizzazione. 
Inoltre dalla conclusione degli accertamenti tecnici che ha eseguito il geologo per conto della Procura della Repubblica, con acquisizione documentale ed ispezione dei luoghi presso il cantiere per la realizzazione dei due impianti a biogas, è risultato che “a fronte della realizzazione di due impianti a biogas da digestione anaerobica per la produzione, ciascuno, di energia elettrica e calore con potenza elettrica di 999 kWe e termica al di sotto di 3 Mwt, per i quali risultano rilasciati due permessi di costruire dal comune di Samo”, “appare evidente che non si tratta di due impianti di potenza pari a 999 kWe ma, di fatto, si tratta di un solo impianto di potenza complessiva pari a 1998 kWe e pertanto da autorizzare mediante autorizzazione unica ai sensi dell’articolo 12 del D.Lgs 387/2003; infatti, si può facilmente osservare che i lotti di terreno dove sono in fase di realizzazione gli impianti sono praticamente contigui e sono stati acquistati dalle due società a mezzo di un unico atto di vendita; inoltre gli elaborati progettuali sono stati redatti dagli stessi professionisti (progettisti e consulenti) ed hanno la stessa veste grafica; ancora, l’istanza di permesso di costruire al Comune di Sarno è stata presentata contestualmente e le integrazioni sono sempre state consegnate contestualmente ed i relativi Permessi di Costruire sono stati rilasciati lo stesso giorno; infine la ditta esecutrice dei lavori è la medesima”. 
Di conseguenza, secondo la Procura della Repubblica, essendosi sostanzialmente realizzata in ipotesi investigativa l’artificiosa suddivisione di un unico impianto in due impianti contigui allo scopo di eludere la procedura per l’autorizzazione unica regionale, per la realizzazione degli impianti doveva ritenersi applicabile al caso in esame il comma 3 dell’art.12 del D.Lvo 387/03, secondo cui “per la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, vi è la necessità di una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione.” 
Il Giudice per le Indagini Preliminari, pertanto, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero che ha condiviso le risultanze investigative dei Carabinieri, al fine di non consentire il protrarsi o l’aggravarsi del reato, ha ritenuto di disporre il sequestro preventivo di quanto descritto solo in relazione alla violazione dell’art.279 del D.L.vo n.152/2006. 


sabato 18 maggio 2013

ALLARME SALUTE


Manifestazione contro biogas e biomasse ad Assisi il 25 maggio



  


La proliferazione degli impianti a biogas e biomasse, sostenuta da super-incentivi, è senza freni. Si adatta spregiudicatamente alla rimodulazione delle tariffe per spuntare profitti speculativi strumentalizzando e distorcendo concetti nati per promuovere la sostenibilità:
“filiera corta”, “rinnovabilità”, “cogenerazione”.
La prospettiva di guadagno elevato e sicuro allenta ogni freno inibitore e si calpestano leggi fondamentali, i diritti alla salute, alla sovranità alimentare, alla sicurezza e al libero esercizio delle attività economiche. Si spingono le amministrazioni locali a scelte contrarie al bene dei cittadini.

La crescita senza regole di impianti a biomasse e al biogas rappresenta oggi una delle principali emergenze sul fronte della tutela della salute e dell’ambiente. Contrastarla significa agire allo snodo dei principali problemi ecologici e sociali del nostro tempo: quello della gestione dei rifiuti (che con le biogas e le biomasse assume la dimensione di uno smaltimento diffuso e incontrollabile), della qualità dell’aria (compromessa da nuove fonti di combustione diretta e indiretta), della qualità e della sicurezza della produzione agricola (minacciata dalla concorrenza drogata delle agrienergie e dalla ulteriore sottrazione di superfici destinate alla produzione di cibo).
Sono valori fondamentali quelli in gioco. Tanto fondamentali da costringere a ripensare dalle fondamenta la stessa azione collettiva, mettendo al centro i beni comuni.
I beni essenziali che un modello di sviluppo tutt’ora improntato ad industrialismo e consumismo (verniciati a volte di verde) mette a repentaglio per poi monopolizzarli: l’acqua pura, l’aria, la terra che deve continuare a dare pane e non può essere avvelenata o isterilita.
La forza dei tanti comitati sorti su questi temi, sui vari aspetti della nocività ambientale ma, soprattutto, sul tema specifico delle biomasse e del biogas sta in questa consapevolezza dei valori essenziali in gioco: valori ambientali ma al tempo stesso di immediata e profonda valenza sociale.
Le “centrali” calano all’improvviso, spesso senza alcuna informazione preventiva, su piccole e piccolissime comunità dove la gente non ha ancora perso del tutto il contatto con i valori della civiltà contadina. Quando si presentano le caratteristiche delle centrali l’informazione è carente e manipolata.
Tutte circostanze che tengono lontano gli ideologismi e aiutano a costruire un movimento dai connotati nuovi, ispirato alla dimensione sociale, comunitaria dell’iniziativa ecologica, quella a cui fanno riferimento anche importanti e coraggiosi documenti del magistero cattolico.
Con questi presupposti movimento capillare che si è costituito attorno all’obiettivo del contrasto della proliferazione delle centrali a biogas e biomassa è solo in minima parte costituito di militanti.
Lo animano in larga parte persone che non si sono mai impegnate direttamente in politica o nei movimenti in cui ci sono mamme, famiglie, anziani.
Forte è la determinazione di gente che difende qualcosa di molto concreto, qualcosa che ravviva il legame con gli altri, qualcosa per cui è disposta a fare sacrifici e a lottare, ma sempre in modo pacifico. Lo testimoniano gli oneri pesantissimi di ricorsi al Tar che i Comitati si sono assunti sostituendosi alle istituzioni con azioni per il rispetto della legalità ed eseguendo di propria iniziativa e a proprie spese quelle valutazioni di impatto che la normativa ha aggirato.
Da oltre un anno i comitati Terre Nostre di tutta Italia hanno maturato l’idea di una iniziativa pubblica ad Assisi. Gli obiettivi della manifestazione e la natura dei Comitati trovano una corrispondenza immediata e al tempo stesso profonda con la città di Francesco e al suo insegnamento che incita alla salvaguardia del creato.
Gli obiettivi della marcia sono semplici: richiamare l’attenzione di una classe politica (ma anche di media nazionali) molto “distratti” ; rispetto a problemi che pur senza la drammaticità di realtà come l’Ilva di Taranto assumono nel loro insieme – nonostante la scarsa visibilità di un impatto “diluito” su quasi tutto il paese – un peso non certo minore creando anche uno stillicidio di situazioni di conflitto che azzera la residua fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche locali e centrali.
Ai politici, agli amministratori, alle lobby, ai media chiaramente schierati con gli interessi finanziari (in gioco ce ne sono parecchi e di prima forza) si vuole far intendere che le mille voci dei tanti Comitati sono singolarmente flebili ma possono unirsi in una voce possente.
Non siamo più disposti a veder calpestati diritti costituzionali e i fondamentali presupposti della convivenza e pertanto utilizzeremo tutte le forme di iniziativa democratica per ottenere:
Drastico ridimensionamento degli incentivi per la produzione elettrica da biogas e biomasse  destinata alla immissione in rete indipendentemente dalla taglia degli impianti;
Applicazione della valutazione ambientale degli effetti cumulativi anche agli impianti di pur ridotta potenza;
Verifica stringente e su più adeguati criteri dei bilanci energetici e dei criteri di sostenibilità e requisiti di filiera corta delle fonti energetiche utilizzate;
Verifica dell’impatto sui sistemi agricoli locali e più stringenti criteri di esclusione delle aree di produzioni tipiche, di pregio paesistico, a vulnerabilità ambientale e idraulica;
Valutazione del bilancio della sostanza organica dei suoli ed esclusione preventiva delle aree caratterizzate da maggior gravità del problema della scarsità di sostanza organica;
Esclusione senza eccezioni delle aree con qualità dell’aria compromessa;
Rispetto di distanze dalle abitazioni e dai centri abitati tali da prevenire qualsiasi conseguenza per la sicurezza, la tranquillità e la salute;
Verifica della compatibilità delle centrali entrate in esercizio rispetto a gravi impatti su salute e ambiente ai fini del loro ridimensionamento, modifica o disattivazione.

Coordinamento Nazionale Terre Nostre
No biogas-No biomasse


Questo Comitato supporta centinaia di altri Comitati in tutta Italia che si stanno battendo contro le centrali a biomasse e biogas a difesa della salute e dell'ambiente.
Anche a Magliano si sta inciuciando zitti zitti per realizzare un'impianto nel nostro territorio: ricircolano noti personaggi!
Tempo fa pubblicammo un'altro post sulla questione biomasse a Magliano Sabina (che vi riproporremo presto) e le ultime notizie che ci giungono sono la prova che avevamo ragione.
Si costituisca un Comitato anche qui da noi mentre, nel frattempo, si può contattare il Comitato Nazionale Terre Nostre per avere un valido supporto.

lunedì 6 maggio 2013

SIAMO SEMPRE I MEGLIO.....



....qui ce ne abbiamo di più!




Quel mucchietto di eternit abbandonato nell'ambiente ha giustamente suscitato l'ira e le rimostranze dei cittadini reatini più attenti: ma che farebbero se venissero dalle nostre parti dove, tra l'enorme quantitativo di eternit ancora in opera e quello abbandonato in occasionali e abusive discariche,  dovrebbero arrabbiarsi in continuazione e diventare matti
Presto, molto presto, vi sottoporremo un censimento fotografico di tutte le presenze dell' insidioso amianto, più o meno ammalorato, che ancora è presente illegalmente nel nostro territorio, senza che nessuno se ne preoccupi (oltre naturalmente a noi!).
L'ambiente e la salute, da noi, sono un opzional e un valido argomento preelettorale!