lunedì 29 novembre 2010

ENERGIA NUCLEARE: NO GRAZIE!



Perchè la Chiesa sceglie il nucleare?

Lettera scritta da Emanuele Curzel, con la quale il direttore della rivista "Il Margine" nonchè ricercatore della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento, esprime il suo disagio per lo schierarsi della Chiesa italiana (e trentina) sulla scelta del nucleare compiuta dal governo italiano.

"Leggo con stupore, rabbia e vergogna il fascicolo "Energia per il futuro", realizzato dalla "MAB.q" (agenzia di comunicazione e marketing che, secondo il proprio sito internet, gestisce "Radio Vaticana" e "Teleradio Padre Pio"), in collaborazione con l'Enel. Un fascicolo che ha come unico contenuto quello di convincere il lettore della bontà e della necessità dell'uso dell'energia nucleare. Un fascicolo che ho trovato all'interno del mio settimanale diocesano e che temo si troverà allegato a tutti i settimanali diocesani italiani. Un fascicolo secondo il quale "anche Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in Veritate ha fatto riferimento a questa energia del futuro": cosa che è semplicemente falsa. Un fascicolo che fa apparire la Chiesa italiana compattamente schierata al fianco del governo e di chi spinge per la costruzione di nuove centrali nucleari. Non sono un esperto, ma mi sono un po' documentato, e molte delle affermazioni contenute nel fascicolo mi sembrano ottimistiche (ad esempio i tempi di decadimento delle scorie) o reticenti (neppure qui si dice, né si poteva dire, dove si faranno le centrali italiane). Ma soprattutto mi sembra che manchino due questioni fondamentali: lo stretto rapporto tra nucleare civile e nucleare militare, dato che la tecnologia che permette il primo avvicina moltissimo al secondo, che resta la principale demoniaca minaccia alla vita; e il fatto che la concentrazione della produzione di energia in poche grandi centrali chiederà misure di sicurezza e di controllo sociale che limiteranno fortemente la libertà delle persone e delle comunità. Ma al di là di questo, non posso che chiedermi:
- chi ha deciso che la Chiesa italiana (e trentina) doveva schierarsi così apertamente?
- quanto denaro ha preso la Chiesa italiana, e da chi, per diffondere questo fascicolo?
- a cosa serve la commissione diocesana "Giustizia e Pace", e cosa ci sto a fare io in essa?
Chiudo citando proprio la Caritas in veritate: "ma la libertà umana è propriamente se stessa solo quando risponde al fascino della tecnica con decisioni che siano frutto di responsabilità morale" (§ 70). E' la stessa frase citata nel fascicolo a p. 3, ma credo che l'unica lettura possibile sia quella contraria a quella proposta da "Energia per il futuro".
Emanuele Curzel.
Ps. Un mese fa ho rinnovato il mio abbonamento a Vita Trentina. Adesso il nuovo direttore ha undici mesi di tempo per convincermi che ne è valso la pena."

venerdì 26 novembre 2010

ACQUA E SALUTE.

Regione Lazio, è crisi per la qualità dell'acqua.




Niente deroga sulla quantità di alcuni metalli pesanti e sostanze inquinanti disciolti nell'acqua ad uso umano, l'Unione Europea è categorica, l'Italia, da tempo, un po' meno. Stavolta però Bruxelles sembra fare sul serio ed il risultato è inquietante: la Caporetto della potabilità dell'acqua si trova nel Lazio con ben 91 comuni che rischiano un qualcosa come "l'interruzione del servizio", tradotto: i rubinetti potrebbero sputare aria. Il «niet» giunto dall’Unione Europea è tassativo: niente deroga all’ innalzamento dei limiti chiesti dall’Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare. Perchè in taluni casi possono provocare malattie, perfino l'insorgere del cancro. Scatta ora una guerra contro il tempo per evitare che a casa di migliaia di famiglie i rubinetti possano restare chiusi a seguito di una possibile raffica di ordinanze.
Sono ordinanze richieste da Bruxelles, che potrebbero proibire l’uso potabile dell'acqua. L’intimazione indirizzata il 28 ottobre al ministero della Salute dall’Ufficio Ambiente della Unione Europea apre un pesantissimo problema sanitario in 128 comuni dello Stivale divisi tra 5 regioni.
In testa c’è il Lazio, con 91 città e borghi (sparsi tra le provincie di Roma, Latina e Viterbo) dove i sindaci, a meno di soluzioni miracolose dell’ultimo istante, potrebbero essere costretti a firmare un provvedimento per vietare di bere l’acqua.
Negli acquedotti c’è una concentrazione elevata di arsenico, talvolta con valori massimi di 50 microgrammi per litro mentre la legge ne consente al massimo 10. Quantitativi che sarebbero fuori norma – ha spiegato l’Italia in un dossier spedito alla Ue - per cause «naturali»: in qualche modo originati da stratificazioni geologiche di origine lavica, come nel caso dei Castelli Romani e del Viterbese.
Giustificazioni inascoltate però dall’Unione Europea che – accogliendo il ricorso solo per i meno preoccupanti borio e fluoruro - non vuole più, nelle acque potabili, quelle cifre superiori ai 10 microgrammi di arsenico per litro. Il motivo è che «valori di 30, 40 e 50 microgrammi» possono determinare «rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro». Ecco perché le deroghe, soltanto per tempi limitati, possono essere richieste sino a concentrazioni di 20 microgrammi per litro.
A febbraio l’Italia – che ha recepito le direttive comunitarie in una legge sulle acque potabili in vigore dal 2001 - ha chiesto di innalzare i limiti consentiti temporaneamente, appunto, a 50. Ma la Ue ha bocciato la domanda facendo esplodere un problema che, stando al documento ufficiale indirizzato al ministero della Salute, riguarda i rubinetti di circa 250 mila famiglie.
Quel che succederà adesso ancora non è chiaro. Contatti frenetici sono in corso tra il ministero della Salute e gli assessorati all’Ambiente delle Regioni coinvolte. Dove il problema è più sentito - appunto come nel Lazio - Asl e Comuni interessati al possibile divieto si sono incontrati per delineare una strategia comune, allertando anche le Prefetture. E’ stato chiesto un pronunciamento all’Istituto superiore di sanità per stabilire le linee guida cui dovranno attenersi le autorità mentre la Regione ha preparato una specie di vademecum che presto sarà distribuito presso scuole, uffici pubblici, ospedali, aziende.
In sostanza: dovrà essere data la massima informazione all’utenza riguardo la nuova regolamentazione. Poi la responsabilità passerà ai sindaci che dovranno valutare se firmare le ordinanze di divieto. Nel frattempo Acea, Regione e Commissariato alle acque potabili stanno sistemando delle specie di «filtri» per abbassare la presenza dell’ arsenico e miscelare acque provenienti dagli acquedotti come quello del Simbruino – prive di arsenico – con quelle raccolte dai pozzi, i principali accusati per i valori fuori norma.
«Provvedimenti allo studio da tempo – è l’assicurazione giunta al termine della riunione –, ma che adesso devono essere accelerati per via della normativa Ue che nessuno si aspettava così immediata». In questa situazione convulsa non manca chi si arrangia da sé, tanto che nei dintorni di Frascati, a sud di Roma, un consorzio di cittadini ha pensato bene di comperare un depuratore per l’arsenico.


E il nostro dearsenificatore come stà? Funziona? Quali sono i valori della nostra acqua?

GRANDE SUCCESSO AMBIENTALISTA.


Nando Bonessio
Presidente Verdi Lazio per la Costituente Ecologista.
Mercoledì 24 novembre nel Lazio è STATO FERMATO IL RITORNO AL NUCLEARE.
Il Consiglio Regionale ha approvato una MOZIONE, presentata dal capogruppo dei VERDI, che dichiara il territorio del Lazio indisponibile ad ospitare centrali nucleari, depositi di scorie ed impianti di arricchimento dell’uranio.
La pseudo maggioranza di centrodestra si è dissolta e l’opposizione di CENTROSINISTRA, finalmente unita, ha fatto valere le ragioni di chi non vuole consegnare la sciagura del nucleare alle prossime generazioni nel nostro paese.
Qui sotto trovate un dettagliato comunicato stampa ed in allegato IL TESTO DELLA MOZIONE.

Nucleare, Consiglio Lazio vota mozione: No a impianti nella regione
Roma, 24 NOV (Il Velino) - Il Consiglio regionale delLazio e' "indisponibile" ad accogliere impianti nucleari di qualsiasi tipo nel territorio regionale. L'assemblea ha impegnato oggi pomeriggio, con voto a maggioranza, la presidente Polverini a "dichiarare l'indisponibilita' del territorio della Regione per l'insediamento di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonche' di depositi di materiali e rifiuti radioattivi, a partire dal sito di Montalto di Castro dove il governo prevede la realizzazione della nuova centrale termonucleare". La mozione era stata proposta da Angelo Bonelli (Verdi) e da esponenti di Pd, Sinistra ecologia liberta', Federazione della Sinistra e Lista Bonino-Pannella. "Il sistema elettrico regionale – si legge nel documento - e' in grado di coprire la richiesta di energia elettrica prevista al 2020 e di assicurare un esubero di circa il 13 per cento, mediante l'incremento della produzione da fonti rinnovabili, da risparmi nei settori finali di consumo e dall'ammodernamento con tecnologia eco-compatibile degli impianti in esercizio". Carlo De Romanis, a nome del Pdl come gruppo, aveva annunciato voto contrario: "Questa materia e' di competenza nazionale – ha detto - come sentenziato dalla Corte Costituzionale, e noi non ci opporremo alle decisioni del Governo. Poi, all'interno dei gruppi, ognuno votera' secondo coscienza". L'Udc ha dichiarato, per bocca del capogruppo Francesco Carducci, la propria astensione. Non esistono, secondo l'Udc, decisioni per la localizzazione di reattori termonucleari a Montalto e, viste le ingenti risorse necessarie, su questo tema serve un patto tra Governo nazionale e opposizione. Nel corso della seduta straordinaria - convocata dal presidente del Consiglio Mario Abbruzzese su richiesta dell'opposizione - sono state discusse, in un lungo dibattito con posizioni articolate, due mozioni. Quella a firma di Bonelli e quella proposta da Francesco Pasquali (Pdl), poi ritirata, che impegnava la presidente Polverini a dichiarare la disponibilita' della Regione al nucleare. "Sarebbe una scelta importante anche per la ripresa occupazionale" aveva sostenuto Pasquali. Una terza mozione - presentata successivamente da Andrea Bernaudo (Lista Polverini) e Carlo De Romanis piu' altri consiglieri del centrodestra - puntava a impegnare la Polverini a varare un nuovo piano energetico strategico regionale che tenesse conto "dei risultati piu' recenti sul nucleare pulito e sui vantaggi per l'ambiente connessi all'utilizzo di tutte le energie rinnovabili, con particolare attenzione a Montalto di Castro". La proposta e' stata respinta a maggioranza dall'Aula.

giovedì 25 novembre 2010

SPORT MAGLIANESE


Sabinamente, tramite Francesco Sabbatini, ci ha inviato questo post che riguarda interessanti novità sullo sport maglianese.
Con grande piacere lo pubblichiamo.

Poche settimane fa abbiamo inserito nella colonna di sinistra una pagina interna con tutte quante le informazioni relative al settore boxe della Polisportiva Maglianese. Questa pagina non è però l'unico esempio di informazione sportiva locale presente ad oggi sul web. Sono infatti attivi già da un pò (e li citiamo in ordine cronologico di apparizione) i siti internet dedicati alla prima sqaudra del settore calcio e al settore volley sempre della nostra polisportiva. Di seguito inseriamo i banner e gli indirizzi e, con un semplice clic, vi troverete immediatamente all'interno di due importanti realtà sportive locali.

Raccomandiamo una costante navigazione cosi come vi esortiamo a seguire di
persona tutte le partite che le nostre squadre disputano perchè è un modo come
un altro di volere bene a Magliano!





lunedì 22 novembre 2010

SENZA PELI SULLA LINGUA

Abbiamo letto sul web:
"Non resta che chiedere aiuto (sic!) al sesto consigliere: Nando Gigli. Si si è proprio lui, quello che da presidente della Regione Lazio (DC ovviamente) voleva la discarica a Magliano nel 1991 e che a Viterbo conta più del sindaco, che ne dite? Magari è meglio lasciarlo perdere prima che Santa gli rimetta le mani addosso".

Non vogliamo entrare nelle varie discussioni, iniziative a cui partecipiamo e soprattutto non vogliamo approfittare del momento particolarmente favorevole per cavalcare ciò che è di interesse collettivo, parlando della destinazione futura dell'ospedale di Magliano.
Messo in evidenza ciò, non possiamo neanche digerire un'attacco anche se giusto, ma evidentemente lanciato a titolo di "salvatori della patria" da chi in questi anni ha dato le autorizzazioni, sponsorizzato e sensibilizzato la popolazione di Magliano nel favorire l'insediamento dell'impianto di compostaggio della Masan, che poi si è rivelato peggiore di una discarica.
E' vero che Gigli voleva la discarica a Magliano e che tutta la popolazione si è coalizzata e insieme ha combattuto quello scellerato progetto, ma non si può negare che al momento dell'insediamento della Masan, i DS con gli stessi personaggi di oggi, vedi Perilli che come Assessore all'Ambiente della Provincia partecipava al convegno sponsorizzato dalla Masan "Riciclaggio e Rifiuti un'opportunità per il futuro" (vedi foto 1), dai Socialisti che facevano finta di combattere quell'insediamento dentro Magliano Insieme, mentre il loro capo, Vice Presidente, lavorava per agevolare quell'insediamento e sembra che ancora oggi con la complicità dei nuovi si stà cercando di ripristinare quei luoghi facendoli dichiarare non inquinati.
Che dire del tecnico dell'Udc, responsabile della sicurezza e uomo sul territorio pagato dalla Masan, per ottenere permessi e autorizzazioni, affiancato e difeso dall'allora segretario dell'Udc, che firmava manifesti (vedi foto 2) contro chi cercava di far aprire gli occhi ai Maglianesi, sono sempre gli stessi personaggi, hanno soltanto cambiato vestito, con la speranza che la
gente si dimentichi.
La sig.ra Bertini che alla conferenza dei servizi, cercava soluzioni in difesa di quell'impianto, lanciando l'idea di mitigare con piante profumate e reti scure per non vedere lo schifo che si stava perpetrando all'interno del piazzale.
E non parliamo dell'ex segretario del PD, Claudio Rosi che con una locandina (vedi foto 3), difendeva il suo partito e il suo sindaco Lini, difendeva anche l'operato di quell'impianto e dipingeva quel Galadini come un rompipalle, come una persona che stava facendo di tutto per conquistare quella poltrona agognata di "sindaco" .
E quell'Alfredo molto intelligente e furbo, aveva capito che quello della Masan era un cavallo vincente per realizzare il suo sogno nel cassetto, era andata male la prima volta, perchè c'erano i Verdi, ma non se l'è fatta scappare la seconda, scientemente usando i Verdi fino a venti giorni prima delle elezioni amministrative e poi via con un bell'accordo con i Rotaryni e i vecchi DS/PD, lo zoccolo duro dell'ex Sindaco, chiaro che dovevano entrare anche l'Udc e il Pdl, questa volta per non perdere bisognava esagerare e anche digerire un Ruggeri, giustamente definito "tre piedi" visto che ha sempre avuto un piede dappertutto, e che magari potrebbe condividere anche le scelte e i progetti di bonifica con i socialisti e con chi li guida.
Dopo questo percorso telegrafico della situazione politico/ambientale e di conseguenza di qualità della vita di questo paese, c'è sempre una domanda a cui nonabbiamo e pensiamo che non avremo risposta: ma di chi si è fidato e continua a fidarsi una persona così intelligente e furba come Alfredo ?


Foto 1

Foto 2


Foto 3

sabato 20 novembre 2010

I HAVE A DREAM...



Ho fatto un sogno, è meraviglioso e non intendo più svegliarmi.


Ho sognato che un bel giorno, un giorno non lontano, stanchi di attendere e sperare in tempi migliori, i settori più attivi della società civile si riuniranno per organizzare tutti insieme il cambiamento politico nel nostro paese, creando un’alternativa credibile, seria, affidabile che tutti gli italiani potranno abbracciare al di là dei rispettivi percorsi politici di provenienza.
Un nuovo soggetto politico, estraneo a tutte le vecchie logiche partitiche.
Un movimento fondato semplicemente sul “buonsenso”; quanto basta a capire che la raccolta differenziata è mille volte meglio degli inceneritori, che il risparmio energetico e le rinnovabili sono le vere alternative alla follia del nucleare, che le grandi opere servono solo ai grandi affari mentre sono le “piccole opere” quelle che migliorano davvero la vita della gente!
Un movimento che sa dire sì quando è il momento di dire sì e no quando è il momento di dire no, in modo chiaro e comprensibile a tutti: sì all’integrazione, al rispetto delle diversità, al pluralismo, alla libertà d’informazione, alla pace. No al razzismo, all’esclusione, al monopolio dell’informazione, alla censura, alla guerra e ad ogni forma di violenza.
Sarà così, riflettendo tutti insieme sui contenuti, che i rappresentanti della società civile -raccolti intorno a un tavolo- si accorgeranno di avere fra di loro molti più punti in comune di quanti non ne abbia mai avuti al proprio interno nessun partito nella storia repubblicana. Si renderanno conto cioè di avere creato in tutti questi anni di impegno silenzioso, non soltanto un orizzonte di valori comuni, ma anche un vero “programma” di azioni da realizzare per risollevare il paese, un programma fondato su una visione della società che nessun partito -fino ad ora- ha mai realmente promosso.
E così, mostrando una saggezza che non si è mai vista in Italia, questi “leader” di un “movimento senza leader” sceglieranno consapevolmente di fare ciascuno un passo indietro, per poterne fare dieci avanti tutti insieme.
Ho sognato che ognuno metterà da parte per un attimo quel pizzico di orgoglio, più che legittimo… direi quasi sacrosanto, per i percorsi meravigliosi che ha creato fino ad ora e rinuncerà alla propria sigla, al proprio nome, al proprio logo, per vederne i contenuti aprirsi all’intera società.
Sarà un atto di coraggio e grandezza d’animo, oltre che di lungimirante umiltà!
Un gesto di portata storica, che aprirà uno scenario nuovo per il paese.
E sarà così che in un solo giorno decideranno di fondersi tutti insieme -per un obiettivo comune- le associazioni di volontariato, i comitati, i movimenti e le liste civiche territoriali, le reti di comuni e gli enti locali virtuosi, il mondo del commercio equo e dei gruppi di acquisto solidale, le esperienze di finanza etica e di consumo critico, il mondo ecologista e quello pacifista, i comitati per i beni comuni e quanti si battono contro tutte le mafie… per creare uno straordinario progetto politico unitario ed aprirsi ad ogni singolo cittadino onesto del nostro Paese!
E tutti insieme creeranno un Partito ispirato al buonsenso e fondato sull’onestà, che inizierà da subito a presentare il proprio programma su internet, nelle piazze, in tutte le riviste della società civile, nei bagni in spiaggia e nelle baite in montagna, nelle liste d’attesa dei pediatri e delle poste, nei pub e ai concerti… spinto dall’entusiasmo di milioni di volontari di ogni età che ritroveranno finalmente il piacere di impegnarsi civilmente per il proprio paese.
I sondaggi presto rileveranno il peso enorme di questo partito, per cui presto anche le tv non potranno più ignorarlo e la visibilità sarà così moltiplicata.
I tentativi di screditarlo -e ve ne saranno diversi- falliranno miseramente, perché la credibilità delle persone che lo rappresentano è tale che non potrà essere smontata così facilmente.
I migliori esponenti della società civile, infatti, si impegneranno in questa sfida che la storia ha posto sul loro cammino.
Gli altri partiti, terrorizzati, reagiranno come possono, alla vecchia maniera, facendo mirabolanti promesse a cui nessun italiano ormai crede più e insinuando che i rappresentanti del nuovo “partito” non possono essere all’altezza della sfida, troppo inesperti dei meccanismi della politica e dell’economia…
A quel punto però nessuno li ascolterà, né replicherà, perché il “programma di governo” della nuova realtà è ormai chiaro a tutti e soprattutto pare scritto dalla gente, finalmente.
Si taglieranno gli inutili e costosissimi investimenti in armi, così come tutti i vergognosi privilegi della Casta, si riaffermerà con forza il valore della cultura, dell’istruzione pubblica, della sanità pubblica, dell’acqua pubblica, si ridistribuirà finalmente la ricchezza nel paese dopo decenni di accresciuta disuguaglianza, si stringerà un patto di solidarietà fra le generazioni che interromperà quella odiosa “guerra fra genitori e figli” sul piano professionale, sociale ed economico.
Liberi dalla paura, così a lungo strumentalizzata per fini elettorali, si ritroverà il piacere di uscire di casa, di stare insieme, di incontrare l’altro. Il razzismo sarà sconfitto dall’amicizia (e quando è il caso anche dall’amore) promossa da precise politiche volte a favorire l’incontro fra le culture.
Le esperienze virtuose -dopo innumerevoli e conclamati successi- verranno prese a modello per tracciare le politiche nazionali, finalmente improntate su una sana ricerca della felicità, più che sulla assurdità della crescita illimitata del PIL.
L’occupazione ripartirà fondata su base più solide, libera dalle fluttuazioni e dalle speculazioni della finanza e più concretamente incentrata sull’economia reale, sull’energia verde, sugli scambi locali, sulla solidarietà. Una solidarietà che andrà anche oltre le frontiere affrontando le sfide globali della fame, della sete, dell’analfabetismo, del lavoro minorile, con la necessaria efficacia.
Ho sognato che la stragrande maggioranza degli italiani -gente onesta che si alza la mattina per andare a lavorare, fa la fila in posta, rispetta il rosso al semaforo- troverà nel “Partito del buonsenso e dell’onestà” il proprio riferimento naturale alle elezioni, e milioni di cittadini che avevano abbandonato il voto perché esasperati e delusi, ritorneranno alle urne non dovendo più scegliere il “meno peggio”, ma potendo finalmente scegliere il “meglio”!
E così alle elezioni sarà un vero trionfo e la gente tornerà a sorridere, libera da quel velo grigio che impedisce oggi di guardare al futuro con speranza e serenità.
Le divisioni ideologiche presto saranno dimenticate e i nostri nipoti un giorno non riusciranno a capire, studiando la storia sui libri di testo, come noi abbiamo potuto impiegare tanto tempo prima di renderci conto di avere la forza necessaria e le capacità sufficienti per realizzare questa rivoluzione pacifica, prima di divenire consapevoli che questo sogno poteva davvero divenire realtà.








lunedì 15 novembre 2010

COSTITUENTE ECOLOGISTA


COSTITUENTE ECOLOGISTA



SOCIETA' POST - CRESCITA


Nasce la Costituente Ecologista. Ed è trasversale: finalmente anche il pensiero verde si dissocia da appartenenza e appiattimento a sinistra fino a oggi rivendicati. La decrescita deve essere imperativo di tutti.


Si scioglie la Federazione dei Verdi, residuo parcellizzato delle varie esperienze partitiche dell’ambientalismo nostrano, nasce la Costituente ecologista. Le tematiche di riferimento risultano – più o meno strumentalmente – patrimonio di molte compagini politiche, così come di buona parte della cosiddetta società civile, e ne prendono atto anche i Verdi. La prima e più significativa differenza dal recente passato è la trasversalità politica, che allontana la nuova Costituente dal connubio con la sinistra radicale e la avvicina, almeno nelle intenzioni, all’Europa. La nuova aggregazione parte con un appello firmato da molte personalità, tra cui Mario Tozzi, Luca Mercalli, Marco Roveda, Nicola Caracciolo, Massimo Scalia, Gianfranco Bettin, Marco Boato, Loretta Napoleoni. Il portavoce di questa rinascita è Angelo Bonelli, che propone: «una forza ecologista che assorba il pragmatismo dei Verdi tedeschi, che hanno creato 300 mila posti di lavoro con le energie rinnovabili, e che si caratterizzi con il trasversalismo di Daniel Cohn Bendit».
Obiettivi ambiziosi, visto che in Germania i Verdi raggiungono il 24 per cento e in Francia sono al 16. In Italia, invece, sono ridotti a una comparsa nelle aggregazioni progressiste, oppure a mera testimonianza civica. In tal senso Bonelli esprime opinioni originali, per la verità, già espresse in passato dalle minoranze non conformiste dell’ecologismo italiano: «La sovrapposizione con la sinistra radicale ha impedito che l’ambientalismo potesse essere patrimonio di tutti i cittadini. Dobbiamo essere trasversali nei contenuti e nella società e andare oltre i confini ideologici di destra e sinistra». Del resto, spiega Bonelli, «la destra appoggia il nucleare e la sinistra fa piani regolatori che aumentano la cementificazione». Insomma, sembra finalmente che – a parole – anche i politici ambientalisti italiani vogliano ragionare in termini continentali e, soprattutto, riprendere la vera ragione culturale della denuncia ecologista al processo di civilizzazione industriale . Le ragioni di una riconciliazione tra cultura e natura si pongono oltre la modernità e le logore categorie otto/novecentesche della destra e della sinistra. Una occasione quindi che non va lasciata inesplorata da tutti quei soggetti politici e sociali consapevoli della transizione in atto e della necessità di nuove sintesi ideali per rappresentare il bene comune e gli interessi generali.
Quando sia la destra che la sinistra auspicano (ancora) una società ed un’economia che prevedono la crescita infinita del consumo di merci, quale discontinuità corre tra il “pensiero unico” liberale e il “pensiero critico” progressista? Nessuna. È giunto quindi il momento di ripensare un modello antropologico, culturale, sociale ed economico senza futuro, per tentare di costruire una società della post-crescita che – in controtendenza – sappia sostituirsi a quella della crisi permanente. La “decrescita” infatti non è un’ideologia, non è un “programma politico”, non è una semplificazione ingenua delle contraddizioni della società industriale , ma un tema che ha il pregio di sintetizzare le contraddizioni del concetto egemone di sviluppo “illimitato”, è uno stimolo in controtendenza, che ci estrania dai condizionamenti della società dei consumi e ci fa considerare la scienza, la tecnica e la società in un’ottica culturalmente aderente alla natura, che è fatta di ciclicità virtuose piuttosto che di linearità illimitate.
Il riduzionismo economicista ha costruito – innanzi tutto nell’immaginario – un potentissimo artificio culturale, spacciandolo per “naturale”, identificando il concetto di sviluppo con la crescita materiale dei beni, che un sistema produttivo mette a disposizione dell’individuo per sopperire alla scarsità.
La crescita – in realtà – non misura i beni, ma le merci, cioè quegli oggetti e quei servizi che sono scambiati per denaro, mentre i beni non sono monetizzabili, non fanno crescere il Prodotto Interno Lordo, quindi sono negati e rimossi, a partire dalla natura reificata in “risorsa” energetica sfruttabile illimitatamente. Sinistra e destra si equivalgono, in questa insensibilità: sono due varianti dello stesso modello razionalistico; la differenza sta nell’uso dei frutti di questa crescita, non nelle sue caratteristiche e implicazioni.
Sia il capitalismo sia il socialismo, in qualsiasi loro forma e sfumatura, vogliono ampliare il PIL. L’ideologia liberale privilegia i detentori dei “mezzi di produzione”, perché in questo modo le risorse saranno a disposizione di chi reinvestirà in produzione e indotti consumi.
L’ideologia socialista ridistribuisce i dividendi in modo più equo, così che i medesimi consumi di massa favoriscano la produzione e, quindi, gli investimenti pubblici. La storia ha dimostrato come l’economia, che perseguiva – almeno formalmente – ideali di maggiore eguaglianza sia stata sconfitta dall’economia liberista, perché questa ha avuto la capacità di accumulare maggior capitale per far crescere la produzione. L’occidentalizzazione, con il liberalismo di massa, ha realizzato una società in cui anche le minime parti di reddito sono più grandi di quelle più eque di qualsiasi modello socialista, e ciò indipendentemente dai suoi risvolti sociali, politici, ecologici. Nel momento in cui entrambi i modelli ritengono che la crescita sia l’obiettivo in sé, affermare invece che lo scopo non è la crescita significa porre un ideale altro, non subire il determinismo nichilistico delle tecnocrazie: porre una domanda sul perché, non sul come.
Nella società “fluida”, dematerializzata, digitalizzata, polverizzata e priva di appartenenze l’emancipazione individualistica corrode ogni responsabilità collettiva: il destino del socialismo (vedi la Cina), tramite il consumismo, è la subalternità al liberismo.
L’utopia si trasforma in incubo: “l’altro mondo possibile”, evocato in qualche residuale e tristo corteo, è disperatamente destinato nel vicolo cieco di un supermercato globale. Il mutamento di paradigma consiste invece nell’oltrepassare la “modernità” e la mercificazione universale che ha causato.
Vivere secondo le leggi di natura, significa porsi il problema di come non ferire la sensibile trama della vita che ci circonda, di come ridurre al minimo possibile l’impatto dovuto ai nostri consumi e ai nostri bisogni. Il compito primo di una cultura ecologica della sobrietà consiste nello sposare la semplicità volontaria dello stile di vita a una felicità cercata nella virtù, nella misura, della compiutezza, in controtendenza alla dissoluzione dei costumi nell’egoismo narcisistico, che fa della felicità un diritto, a prescindere dei doveri dell’uomo nei confronti della natura e della comunità di cui è parte. Solo una società ispirata a una felicità-virtù può ridurre i bisogni materiali, la complessità organizzativa e, di conseguenza, la tensione psicologica e decisionale del singolo; all’opposto, una società edonistica, sposando una felicità-piacere, proietterà i bisogni nell’artificio e nell’illimitatezza, fino a “patologizzare” l’indecisione individuale nell’ansia abulimica o anoressica dell’eccesso o del suo rifiuto, alimentando paradossalmente l’infelicità.
Il ceto politico, divorziato dalle idee, polemizza esclusivamente sui mezzi, risultando reticente sulle finalità del nostro vivere associato, adattandosi a un ruolo subalterno funzionale-amministrativo.
Nell’indistinto culturale del “pensiero unico”, l’assuefazione dell’opinione pubblica ai meccanismi autoreferenziali del potere diffonde la rassegnazione, l’opportunismo, la disaffezione comunitaria. Chi è libero e disinteressato, si muova in controtendenza sui temi e le nuove soluzioni possibili in tema di ecologia, sostenibilità, agricoltura biologica, efficienza energetica: l’originalità è contagiosa.
Eduardo Zarelli
www.ilribelle.com



venerdì 12 novembre 2010

BELLA DOMANDA...!






IN MANCANZA

DI RISPOSTA

LE CONCLUSIONI

SONO SCONTATE.....





mercoledì 10 novembre 2010

ANCHE LA CULTURA MUORE

Contro il governo
"mani di forbice"!


Venerdì 12 novembre musei, biblioteche, siti archeologici, strutture culturali e dello spettacolo, parchi e riserve naturali chiuderanno in segno di protesta contro i tagli alla cultura previsti dalla manovra finanziaria. All’iniziativa aderisce anche il FAI, che chiuderà i suoi Beni in tutta Italia.“Un Paese che non investe nella Cultura è destinato alla decadenza”. Non lasciano spazio ai dubbi le parole con le quali il Presidente FAI, Ilaria Borletti Buitoni, spiega la decisione del FAI di aderire a “12 novembre 2010: Porte chiuse, luci accese sulla cultura” l’iniziativa promossa da Federculture e ANCI (Associazione nazionale dei Comuni Italiani) per protestare contro i tagli alla cultura previsti dalla manovra finanziaria. Misure che, come si legge nella nota, mettono a “repentaglio la politica di intervento pubblico nella cultura e la stessa sopravvivenza di enti e di organismi culturali”, con “pesanti ricadute sul settore e sul diritto dei cittadini alla cultura”.L’iniziativa prevede la chiusura per tutto il giorno di venerdì 12 novembre di musei, biblioteche, siti archeologici, strutture culturali e dello spettacolo, parchi e riserve naturali.Il FAI parteciperà chiudendo i propri Beni in tutta Italia. “Il 12 novembre – spiega Ilaria Borletti Buitoni – sarà una giornata significativa e importante per la cultura italiana: per la prima volta chiuderanno al pubblico musei e istituzioni culturali in tutto il Paese in segno di protesta contro i tagli alla Cultura previsti dalla manovra finanziaria. Il FAI aderisce chiudendo tutti i Beni per unirsi allo sconcerto e alla voce di tutti coloro che credono alla cultura come identità del nostro Paese, come consapevolezza e quindi coscienza civile e morale, come educazione per le generazioni future perché imparino a rispettare l’arte e la natura. Un Paese che non investe nella Cultura è destinato alla decadenza. Contro questo ci opponiamo con tutta la nostra forza e passione”.

martedì 9 novembre 2010

PENSIERI CATTIVI.

Nucleare - Ospedale, un binomio intrecciabile....


Si torna a parlare di nucleare, ancora, sempre con nuovi particolari e dichiarazioni che grondano di possibilismo. E qualcuno ancora afferma in continuazione di vedere lontano il progetto nucleare, come lontana si considerava la chiusura dell'ospedale che invece oggi, a seguito di ingenua fiducia mal riposta, sta per esere cancellato. Continuiamo a non prendere mai in considerazione previsioni e segnali negativi che con il tempo, e a volte neanche tanto, si avverano.
Ma questa volta nella faccenda nucleare, che ritorna prepotentemente alla ribalta, non ci vediamo chiaro. Il primo cittadino che ogni volta si reca in Regione Lazio senza volere nessuno, né collaboratori né tantomeno la minoranza, non ci convince affatto. Quali accordi si potrebbero ipotizzare nel sottoosco dei grandi affari della Polverini? Ci spingono a pensare a probabili scambi ospedale/silenzio sul nucleare. Può sembrare tanto assurdo?
E qui siamo sollecitati a riproporre ancora una volta il già menzionato pensiero di Andreotti: "A pensar male si fà peccato, ma certe volte ci si azzecca".
Comunque, non si dimentichino che se per l'ospedale si stanno susseguendo una raffica di manifestazioni, per una centrale nucleare scoppierà una guerra!
Per il momento pensiamo all'ospedale, e ricordate l'appuntamento che avete, TUTTI, sabato 13 alle ore 14:



martedì 2 novembre 2010

A R C A N O.

Chi incassa i soldi delle antenne di
Coll'Elmo??
(Domanda formulata per la terza volta!)

Minoranzaaa.......e allora?!

lunedì 1 novembre 2010

INIZIATIVE SERIE

VEDIAMO SE DA NOI SI MUOVE QUALCUNO...


In occasione della prima edizione della Giornata nazionale dell’albero, istituita dal disegno di legge “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” approvato il 29 ottobre dal Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Ambiente sta organizzando per il 21 novembre diverse iniziative sul territorio nazionale. Obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, in particolare delle nuove generazioni, sull’importanza del patrimonio arboreo e boschivo del nostro Paese, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, delle Politiche agricole, del Corpo Forestale dello Stato, delle Regioni e dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani).
Fulcro della Giornata la piantumazione contemporanea in ogni città, a mezzogiorno, di un numero di piantine arboree di specie autoctone proporzionale ai nati del Comune sulla base della popolazione residente. Gli alberi, forniti dal Ministero, dal Corpo Forestale e dai vivai regionali, saranno messi a disposizione dei Comuni alcuni giorni prima del 21 novembre così da facilitare l’organizzazione della messa a dimora. La piantumazione è prevista in luoghi che abbiano un valore particolare in materia di lotta al disboscamento illegale e di cura del territorio per la prevenzione e il contrasto del dissesto idrogeologico.
Il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha inviato una lettera ai sindaci invitandoli ad aderire all’iniziativa. Sarà possibile farlo entro il 4 novembre e sul sito del Ministero, www.minambiente.it, nella pagina web dedicata, sono disponibili il form e altre informazioni sulla Giornata. “Credo che proprio nel 2010, anno internazionale dedicato dall’Onu alla biodiversità” scrive il Ministro ai sindaci, “sia importante che la Giornata dell’Albero torni a essere una festa nazionale che coinvolga l’intero Paese riuscendo, finalmente, a dare attuazione alla norma rimasta sempre ineffettiva della piantumazione di un albero per ogni nato, sottolineando così lo stretto legame tra il futuro delle prossime generazioni e il futuro degli alberi. Sono certa che ogni Comune potrà rendere questa Giornata una significativa occasione di gioia e partecipazione collettiva, organizzando iniziative sul tema anche in collaborazione con le associazioni ambientaliste e le scuole del territorio”.
Inoltre, il Ministero dell’Istruzione sta diramando una circolare a tutte le scuole con l’invito a effettuare nella settimana precedente al 21 novembre attività sugli alberi e la loro importanza. Le prime 500 scuole che aderiranno alla Giornata sempre entro il 4 novembre (il modulo è disponibile anche sul sito www.minambiente.it) riceveranno 5 alberelli da piantare nei propri cortili o giardini, mentre le altre saranno invitate a raccordarsi con i propri Comuni per organizzare insieme le iniziative legate all’evento. Il Ministero dell’Ambiente sta poi siglando accordi a livello nazionale, replicabili a livello locale, con associazioni ambientaliste e operatori del settore vivaistico per far sì che tutti gli italiani, il 21 novembre, possano procedere alla messa a dimora di nuovi alberi.