venerdì 28 ottobre 2011

ARSENICO


Sono 128 i Comuni in Italia ad avere quantità di arsenico nell’acqua superiore agli standard imposti dalla Direttiva europea riguardante la qualità dell’acqua potabile. 91 di questi si trovano nel Lazio. Di questi, 22 sono in provincia di Roma, 60 nel viterbese e i restanti 9 in provincia di Latina. Ma la questione “acqua all’arsenico” parte da lontano, ed esattamente nel 2001, quando gli stati membri dell’Unione europea adottavano la Direttiva 98/83/CE, che impone un valore massimo di 10 microgrammi per litro di arsenico.

Le linee guida Oms e la Direttiva 98/83/CE – Nelle linee guida dettate dall’Organizzazione mondiale della sanità riguardo l’acqua potabile si legge: “Il valore guida provvisorio è di 0,01 milligrammi per litro (mg/litro), dove provvisorio si riferisce all’incertezza scientifica della pericolosità dell’arsenico per l’uomo”. L’Oms aggiunge che i livelli d’arsenico nelle acque naturali si attestavano tra 0,01 e 0,02 mg/l e che concentrazioni più elevate possono registrarsi in aree che hanno una struttura geofisica particolare. Infine, l’Oms riconosce che sussistono significative incertezze scientifiche riguardo il rischio cancro collegato all’assunzione d’arsenico e quindi il valore massimo di arsenico nell’acqua destinata al consumo umano resta di 10 microg/l. Concludendo, però, che laddove, per cause naturali, tali limiti non possono essere rispettati, i valori di arsenico devono essere mantenuti il più bassi possibile. Questo è quanto si legge nel documento ufficiale del “Drinking water qualità” dell’Oms, che attesta la pericolosità dell’arsenico nell’acqua. Ma bisogna fare un passo indietro e arrivare nel 1958 per capire come e perché, ad oggi, il Lazio, assieme a Campania, Toscana, Lombardia e Trentino è a rischio arsenico. In quella data, gli standard internazionali dell’Oms sulla qualità dell’acqua imponevano il livello massimo di arsenico attorno ai 0,2 mg/l. Tale restò fino al 1993, anno in cui l’Oms abbassò ulteriormente la concentrazione di arsenico a 0,01 mg/l nell’acqua destinata al consumo umano, sulla base del fatto che l’arsenico può essere altamente cancerogeno per gli esseri umani. In Italia la concentrazione dell’arsenico nell’acqua è dovuta essenzialmente a fattori geologici, poiché questo semimetallo si trova in natura nelle rocce e nei territori vulcanici, e quindi anche nelle falde acquifere che di questi teritori fanno parte. E’ bene ricordare che in Italia l’80% di acqua potabile viene da acque sotterranee. Dunque l’arsenico nell’acqua è un fenomeno più che naturale, soprattutto nel nostro Paese. Ma allora da dove nasce la questione?
Nel 1990 la Direttiva europea 98/83/CE riprendeva il valore contenuto nelle linee guida Oms del 1993 che abbassavano a 0,01 mg/l la concentrazione di arsenico nelle acque. Abrogava, così, la direttiva precedente (80/778/CEE), che imponeva un livello di arsenico al di sotto di 0,05 mg/l. L’arsenico, quindi, è il principale imputato di questo processo, ma anche boro è floruro sono sostanze pericolose per l’organismo, perciò soggette alle restrizioni previste dalla Direttiva.

Il caso Lazio – Arriviamo così al 2001, quando l’Italia recepisce la Direttiva con il Decreto Legge n°31 del 2 febbraio 2001. La Direttiva prevede la possibilità, per gli Stati membri, di stabilire deroghe ai valori di parametro, a patto che questa “non rappresenti rischi per la salute umana, che l’approvvigionamento delle acque potabili nella zona interessata non possa avvenire con altro mezzo congruo e che la deroga abbia durata più breve possibile”. La deroga dura tre anni e può essere rinnovata per altri tre. Così l’Italia stabilisce due deroghe.
Nel febbraio 2010 ne richiede una terza, stavolta alla Commissione europea, e il momentaneo (fino al dicembre 2012) innalzamento dei parametri a 20, 30, 40 e 50 mg/l. La Commissione risponde ad ottobre dello stesso anno non concedendo deroghe per i parametri di 30, 40 e 50 mg/l, ritenuti troppo pericolosi per l’uomo, e accettando la richiesta di deroga solo per i comuni che non superano il valore di 20 mg/l. L’acqua con questa quantità d’arsenico, precisa la Commissione, non deve essere distribuita ai bambini al di sotto dei tre anni e alle donne incinte. Inoltre ne vieta l’uso nell’industria alimentare. Quindi il Lazio, con 91 Comuni che richiedono un parametro di 50 microg/l, si ritrova automaticamente fuorilegge. Inizia così l’emergenza arsenico, con il via vai delle autobotti laddove i sindaci hanno dovuto chiudere i rubinetti.

Il problema della trasparenza – “Dalla fine della deroga, attorno al dicembre 2009, fino alla risposta dell’Unione europea, i Comuni hanno continuato ad erogare acqua con i valori della precedente deroga, grazie ad un Decreto ponte di proroga della Regione Lazio. In realtà la proroga della deroga è un passaggio poco chiaro, visto che lo strumento della deroga deve essere usato in via del tutto eccezionale e non deve essere la normalità”. E’ quanto afferma Astrid Lima, portavoce del Comitato acqua pubblica di Velletri e membro del Coordinamento nazionale enti per l’acqua pubblica. Velletri è un caso molto particolare dove le concentrazioni di arsenico nell’acqua sono molto alte, come del resto accade in tutta la zona dei Castelli, ma il problema più grave, secondo la Lima, è quello della non trasparenza: “negli ultimi otto anni, e cioè da quando Acea Spa firma con i Comuni dell’Ato2 e la Provincia di Roma la Convenzione di gestione, rifornendo di acqua la zona, i dati sulla qualità dell’acqua sono pressoché assenti. Quelli in nostro possesso sono forniti dalla stessa Acea, mentre i dati della Asl per i cittadini rimangono un gran segreto. Solo nel dicembre 2010 abbiamo avuto un accesso parziale ad alcuni dati, ma relativi solo a quel periodo”. E un gran mistero non svelato ai cittadini resta anche il Piano di rientro messo a punto dalla Regione per far fronte all’emergenza. Di “informazione insufficiente alla popolazione parla anche l’Istituto superiore di sanità all’interno della relazione destinata alle Asl laziali nel marzo 2011.
La gestione dell’emergenza da parte della Regione Lazio appare ai cittadini lacunosa e un po’ confusionaria, ma Renata Polverini, presidente della Regione, nonché commissario per l’emergenza arsenico, assicura che il Lazio tornerà nei limiti e che la scadenza della deroga il 31 dicembre 2012 “consentirà di procedere all’attuazione del Piano di rientro dei livelli dell’arsenico nei valori di legge”. Non ci resta che aspettare

venerdì 21 ottobre 2011

ANCORA POLEMICHE SULL'OSPEDALE


Il Messaggero di Rieti venerdi 21 ottobre 2011



Corriere di Rieti venerdi 21 ottobre 2011

giovedì 20 ottobre 2011

LA CINA...E' VICINA!

Il Messaggero di Rieti giovedi 20 ottobre 2011



Il Corriere di Rieti giovedi 20 ottobre 2011

INTERESSANTE CONFERENZA

Corriere di Rieti giovedi 20 ottobre 2011

mercoledì 19 ottobre 2011

I TRENI PASSANO.....

.....e gli altri "viaggiano"!



Il Messaggero di Rieti domenica 16 ottobre 2011



Già nel 2009, a pochi mesi dall'insediamento della nuova Amministrazione, anche noi, assieme ad altre Associazioni presenti sul territorio, facemmo richiesta di concessione di terreno comunale per la realizzazione di orti da dare in uso a cittadini locali e non, come potete ben vedere dalla lettera inviata al primo cittadino. Come in molte altre cose abbiamo precorso i tempi, mentre altri hanno precorso il disinteresse, l'indifferenza, il non rispondere nemmeno.
Risultato: Magliano rimane sempre indietro a tutti, anche con teste intraprendenti e lungimiranti, per colpa di chi non vede più la del proprio naso, neanche a suggerirglielo.

ARSENICO A GO GO

ISPEZIONE AL "MARZIO MARINI"

Corriere di Rieti mercoledi 19 ottobre 2011

Il Messaggero di Rieti mercoledi 19 ottobre 2011

martedì 18 ottobre 2011

NOTIZIE ODIERNE



Letto? Questo è solo quello che è capace di rispondere ai cittadini una compagine che li governa!

IL PD AL MARINI




domenica 16 ottobre 2011

I VERDI NEL TERRITORIO

I Verdi, ovunque, a difesa del territorio.

INDIGNATI



MANIFESTAZIONE A ROMA DEGLI INDIGNATI


New York, Berlino, Parigi, Londra, Madrid, Bruxelles: ieri in tutto il mondo (oltre 800 città) si sono svolte manifestazioni non violente, che hanno avuto come scopo precipuo quello di mostrare l’indignazione di milioni di individui contro le scellerate scelte economiche e finanziarie compiute dagli stati “occidentali” e dal loro “braccio armato”, la Bce.
A Roma tutto questo non è potuto succedere, perchè alcune centinaia di manifestanti (denominati black bloc) hanno mostrato la loro rabbia e indignazione in maniera violenta, mettendo la città a ferro e fuoco. Non entriamo nel merito “politico” riguardo l’efficacia di tali azioni (ci sarà tempo per le riflessioni), ci limitiamo solo a constatare che questa è stata una “guerra tra poveri”, perchè i black bloc con la loro azione non hanno prodotto (o produrranno) risultati efficaci e gli stessi manifestanti “pacifici”, non potendo concludere a Piazza San Giovanni il corteo composto da centinaia di migliaia di persone, a loro volta non hanno raggiunto alcuno scopo.
E questo è successo anche perchè la stampa e soprattutto la televisione di regime hanno strumentalizzato l’azione di violenza urbana di poche centinaia di persone, occupandosi solo degli scontri che avvenivano nella Capitale senza praticamente accennare alla manifestazione e ai motivi della protesta. Quindi nessun vincitore tra quelli in Piazza a Roma ieri. Chi ha vinto è stato nuovamente, per l’ennesima volta, i “Palazzi del potere”, che già da ieri sera stanno minimizzando la manifestazione di ieri, etichettandola solo come una scusa per far emergere violenza e distruzione.

INTERROGAZIONI

mercoledì 12 ottobre 2011

BASTA POCO, CHE CE VO' !

Dall'angolo sud ovest dei giardinetti, la parte più lontana dall'entrata, si gode veramente un bellissimo panorama. Subito al di la del muretto di confine altro panorama si può scorgere, un po meno affascinante e precisamente il seguente:





I ragazzi, direte voi. Si probabilmente loro, ma con un concorso di colpa al 50%. Non è che i ragazzi i rifiuti se li possono portare a casa o metterseli in tasca, visto che nel raggio di una ragionevole distanza non esiste un cestino, come si può notare dalla seguente foto




Forse, se ne mettessero un paio, anche capienti, sul posto, si potrebbero evitare simili spettacoli ed improbi lavori agli operai del comune.
Ah, ma non ci sono i soldi! Ci sembra che questa scusa sia un po troppo ricorrente ed applicata anche per la soluzione di problemi infinitesimali.

ANCORA SULL'ARSENICO

martedì 11 ottobre 2011

ALBERI


Sarà pure una elaborazione di fotoshop ma la troviamo bellissima!


Ti hanno tagliato un albero che viveva da più di trent'anni di fronte alla finestra di casa? Il viale alberato che percorri ogni giorno per andare a lavorare ora è diventato un filare di moncherini. Il tuo vicino di casa di notte (o di domenica mattina) ha fatto sparire il tuo albero adorato? Vedi ogni giorni alberi storti, danneggiati avvolti da filo di ferro e catene? partecipa a RESPIRO VERDE .
Gli alberi attendono le tue azioni e benedicono il tempo che dedicherai alla loro difesa. Non ci credi? Chiedi informazioni ad uno di loro. Toccalo, abbraccialo e sentirai che ti dice : " Aiuto ! Ho bisogno del tuo tempo e della tua disponibilità. Fallo! Ti ripagherò in ossigeno,ombra e bellezza."



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lunedì 10 ottobre 2011

IL GOVERNO DEL BUNGA BUNGA

BERLUSCONI INCARTA UN NUOVO CONDONO AI FURBI






Bonelli: è un atto criminale. Al via i saldi per evasori e abusivismo


Come risanare il debito e uscire dalla crisi? La ricetta del governo Berlusconi sembra essere questa: lacrime e sangue per i cittadini onesti, premi e pacche sulla spalla per chi non rispetta le regole. Il capo-gruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ieri ha spento le speranze di chi la parola "condono" non la voleva sentire più, levando definitivamente il velo sulle intenzioni del governo, che strizza l'occhio ai furbi e non si smentisce mai. «Per l'abbattimento del debito – ha detto Cicchitto a un convegno a Saint Vincent - servirà ricorrere a forme di 'finanza straordinaria' [...] e se questo non basta, anche un condono edilizio e un condono fiscale». Nonostante le smentite di palazzo Chigi e i malumori di Tremonti, insomma, ecco rispuntare un nuovo regalo della maggioranza agli evasori. Così come lo scudo fiscale del 2009 e le varie generazioni di sanatorie fiscali o edilizie precedenti, anche l'attuale condono mira a far rientrare situazioni illecite (costruzioni abusive, capitali non dichiarati al fisco) a tassi irrisori con l'obiettivo di raccogliere introiti che per ora appartengono solo all'economia sommersa. Nel 2009 chi aveva esportato illecitamente all'estero i propri soldi ebbe la possibilità di dichiararli al fisco pagando solo il 5% delle tasse dovute (cioè: nulla), con l'assicurazione che la restante somma dovuta allo Stato non sarebbe stata più chiesta e sarebbe stata al riparo da futuri accertamenti fiscali (per questo si parla di 'condono tombale'). I problemi principali sono due. Primo. Si tratta di una manovra ingiusta e altamente diseducativa, come ha sottolineato la Corte dei Conti in un rapporto del 2008, bocciando i condoni della Finanziaria Berlusconi 2003. Lo stesso ministro del Tesoro si è lamentato su 'L'Avvenire': condono vorrebbe dire «frenare sul nascere il progetto di contrasto all'evasione fiscale, – ha scritto Tremonti - sarebbe un togliere forza al nostro vero obiettivo». Perchè premiare gli evasori invece di far pagare loro per intero quanto dovuto, a discapito della maggioranza di cittadini onesti che pagano regolarmente le tasse e rispettano le regole? Secondo. Entrambe le forme di condono sono un regalo ai disonesti ma quello edilizio pone ulteriori problemi ancora più seri e costerebbe allo Stato più di quanto riuscirebbe a guadagnarne. Sanatoria edilizia significa rendere legale la cementificazione selvaggia (50 milioni di metri cubi, l'ultima volta) che ha costruito in zone disastrate idro-geologicamente e in aree protette edifici magari instabili e da ristrutturare. Significa rimettere in sesto quelle costruzioni, allacciarle alla rete elettrica e idrica-fognaria, metterle 'a norma'. Uno scherzetto che costerebbe allo Stato cinque volte gli introiti del condono. Vogliono recuperare soldi o peggiorare la situazione, per di più premiando i disonesti? Durissimo il commento del presidente dei Verdi Angelo Bonelli alla manovra. «Il condono – ha commentato il leader ecologista - è semplicemente un atto criminale che andrebbe contro gli interessi degli italiani onesti che fino ad oggi hanno seguito le regole. Solo le voci di possibili sanatorie messe in giro dal governo Berlusconi – continua Bonelli - hanno già messo in moto l'industria illegale del cemento abusivo. Un condono edilizio sarebbe un atto irresponsabile di un governo che punta a legalizzare l'illegalità facendo pagare il prezzo di una scelta sbagliata alla collettività che dovrebbe caricarsi sulle spalle gli oneri di urbanizzazione per gli immobili abusivi». «E' ormai evidente – conclude il leader del 'Sole che ride' - che il governo Berlusconi, dopo aver messo in pericolo i risparmi e il lavoro dei cittadini, vuole scaricare i costi della crisi sugli italiani onesti che seguono le regole e pagano le tasse premiando i furbi e l'illegalità».
Questa situazione non è più tollerabile. Il condono fiscale ed edilizio che il centrodestra continua irresponsabilmente a promuovere è uno schiaffo all'Italia onesta. Berlusconi si dimetta e si vada subito al nuove elezioni per il bene dell'Italia e per restituire speranza e fiducia ai cittadini.

domenica 9 ottobre 2011

NON SIAMO I SOLI


Gli allevamenti intensivi di pollame, sono classificati come industrie insalubri di 1^classe. Vista la classificazione, questo tipo di aziende dovrebbe avere una localizzazione “isolata” (dal testo unico leggi sanitarie), come invece non è l'allevamento di Magliano, inserito in un contesto antropizzato e caratterizzato da una tradizionale e storica vocazione residenziale, agricola e rurale. La zona si distingue per essere vocata alle produzioni eno-gastronomiche, che possono valorizzare il patrimonio ambientale.
A poche centinaia di metri sono presenti aziende agricole , zootecniche, un caseificio e agriturismi.


Ma non siamo i soli: vediamo cosa successe in Veneto circa un anno fa.


Dal Corriere del Veneto.


«Puzzano, impossibile viverci vicino»
Così i tacchini finiscono in tribunale


L'allevamento dove vivono circa 25 mila animali è situato a Ponzano Veneto. Il sindaco: la Cassazione sancisce la rilevanza penale delle emissioni di odori
Negli ultimi giorni passare per Ponzano è diventato impossibile. Odori nauseabondi, fortissimi e pungenti, che si sentono persino in auto: bastano i finestrini aperti. I residenti, poi, sono al limite dei conati di vomito. Tutto per colpa di un allevamento di tacchini dove vivono circa 25 mila animali, in via Morganella Ovest. Il Comune ha deciso di passare alle vie di fatto, depositando in procura un esposto contro i titolari. Il caso tiene banco da tempo.
Le raccolte di firme si sono sprecate. Nel tentativo di risolvere la vicenda, era stato anche depositato un ricorso al Tar, che aveva annullato l’ordinanza di blocco dell’attività dell’allevamento, voluta dal sindaco (noi invece l’avevamo vinto). Il tribunale amministrativo regionale in quel caso diede ragione ai referenti della «Agricola Veneta», la cui titolare vive a Conegliano, e il cui proprietario abita a Padova. Per questo, c’è stato anche chi ha proposto di forzare il piano regolatore generale, imponendo una variante che permettesse la costruzione di ottomila metri cubi di spazi residenziali al posto di quell’allevamento. Nel mentre, l’Usl è stata incaricata di fare le verifiche del caso, per «pesare» gli odori. Fino a ieri, con la decisione del sindaco di presentarsi in procura per segnalare quella che ritiene essere una notizia di reato. «Recentissime sentenze della Cassazione sanciscono espressamente la rilevanza penale delle emissioni di odori», spiega il primo cittadino. «L’emissione, infatti, va considerata idonea ad offendere o a molestare le persone anche sulla base del mero dato olfattivo, come del resto riconosciuto anche a livello europeo con una sentenza della Corte di Cassazione del 3 marzo 2010».

PLASTICA KILLER



Il WWF lancia la campagna 'SOS Plastica': distrugge ecosistemi marini ed entra nella catena alimentare


Otto bambini su dieci nascono già contaminati dai flatali, le sostanze plastificanti più usate al mondo, che sono capaci di superare anche la barriera una volta ritenuta invalicabile della placenta e interferire con l'apparato endocrino e riproduttivo umano. Sulle coste dell'Europa mediterranea sono presenti più di 500 tonnellate di micro particelle di plastica, talmente piccole da poter essere inalate o assorbite dalla catena alimentare attraverso le specie viventi nel mare. Almeno 267 specie animali nel mondo presentano tracce di materie plastiche nel proprio stomaco, fra cui l'86% delle diverse specie di tartarughe marine, il 44% degli uccelli marini e il 47% dei mammiferi, mentre i quattro quinti delle tonnellate di rifiuti che invadono i fondali sono costituiti sempre da plastica. Questi sono solo alcuni dei dati sul potere di invasione della plastica nei nostri mari e sui suoi effetti sull'ecosistema e sulla nostra salute, resi noti ieri dal WWF al Salone nautico di Genova nell'ambito della campagna 'SOS Plastica'. Realizzato con la collaborazione multimediale di Yacht&Sail, il progetto ha raccolto numerose ricerche scientifiche realizzate da organizzazioni no profit come l'HELMEPA (Hellenic Marine Environment Protection Association), agenzie specializzate come l'UNEP (United Nations Development Programme), associazioni di ricerca e università come l'Ifremer (Institut français de recherche pour l'exploration de la mer) e l'Università di Liége (Belgio) e numerosi studiosi. L'obiettivo è tracciare una mappatura dello stato di inquinamento da plastica in mare aperto e soprattutto lungo le coste, dal momento che gran parte del problema deriva da meccanismi insufficienti o sbagliati di smaltimento dei rifiuti. La maggior parte delle discariche attuali infatti si lascia sfuggire, via vento, grandi quantità di materie plastiche che finiscono nei mari, per non parlare dei casi limite come il Marocco: lungo le sue coste settentrionali numerose discariche a cielo aperto riversano dalle scogliere tonnellate di rifiuti direttamente in mare. La maggior parte è plastica, in percentuali fra il 56% e il 78%. A dirlo sono i dati: la plastica, d'altro canto, non si distrugge col tempo ma si trasforma in materie sempre più piccole e sempre più pericolose perchè ingerite dai pesci, dagli uccelli, assorbite dai fondali marini. La plastica così concentrata infatti supera di milioni di volte la concentrazione normale nell'acqua, entrando nella catena alimentare: solo a largo dell'Isola d'Elba la spedizione M.E.D. (“Méditerranée en danger") 2010-2013 dell'Ifremer ha rilevato la concentrazione record di 892.000 frammenti per chilometro quadrato. Maglia nera al Mediterraneo che, ci rivela l'UNEP, presenta i fondali con più alta quantità di rifiuti di tutte le coste europee. Un problema particolarmente sentito in aree che costituiscono una piccolissima percentuale delle coste mondiali ma che accolgono ogni anno più di 220 milioni di turisti, che fanno lievitare le percentuali d'inquinamento soprattutto in estate. Si tratta di un problema che ha bisogno della collaborazione di tutti, in primo luogo dei cittadini che possono contribuire col proprio comportamento responsabile. Le istituzioni sono chiamate a intervenire per migliorare la raccolta di rifiuti ed evitare che siano raggiunti livelli tali di inquinamento da mettere in pericolo la salute nostra e di tutto il pianeta.

sabato 8 ottobre 2011

COSTUME

ANDAZZO ALL'ITALIANA

E’ venuto fuori clamorosamente il conflitto di interessi. Saranno stati gli interessi delle oligarchie politiche, messi a rischio da fenomeni elettorali, che hanno fatto ricorrere al conflitto di interessi di cui si discute in Italia. Nel frattempo la popolazione si sazia di tanto fumo e punto arrosto. Che una popolazione del genere possa essere popolo sovrano è impossibile, che possa aspirare a diventare popolo sovrano è impensabile, che sappia di essere popolo sovrano è improbabile. E’ la giusta condizione di una popolazione che isola i coraggiosi, perché non delinquenti; scansa gli onesti, perché non ci sanno fare; deride i competenti, perché si fanno isolare od inviare all’estero, ed adula, la popolazione, e serve chi meglio la vizia e la sevizia pure. Ora questa popolazione si gode il conflitto di interessi tra chi usando le ricchezze, accumulate in questo stato, fa la politica che gli va a genio e chi nella politica non vuole concorrenza esterna alla casta dei politici. La politica infatti ha lavorato seriamente, incessantemente ed intensamente per asservire, dal modesto impiegato statale, sottoposto preventivamente a raccomandazione, al libero professionista, vincolato agli agganci, all’imprenditore, piccolo o grosso che sia, legato con contributi e facilitazioni varie, ma non solo. Tanto è vero che si parla di invadenza della politica. D’altra parte i politici, che godono di privilegi veramente notevoli, non sempre sono utili allo stato e non è improbabile che alle volte lo danneggino pure. Cuique suum dunque. Intanto la casta politica ha creato un personaggio, un mito, un riferimento, che sarebbe tale pure con una percentuale di consensi molto più bassa di quella che effettivamente ha, perché realizzata a dispetto e contro la quasi totale politica italiana ufficiale. Di lui si dice tutto il male possibile e per danneggiarlo ogni pelo diventa trave ed ogni occasione è buona per ferirlo: intanto se ne parla sempre. La casta politica, pur adeguatamente ed opportunamente indottrinata per il suo mestiere, ha ancora più paura forse perché a scalfire il mito, da essa stessa creato, non sono serviti nemmeno denigrazione e persecuzione.Non le resta che rivolgersi ai poteri occulti! D’altronde l’allarme della Corte dei Conti sulla corruzione dice che in genere gli Italiani corrompono e si lasciano corrompere, tra i quali ci potrebbe essere pure il mito, nato dalla politica più che dal saperci fare, e tanti altri Italiani che pure ci sanno fare. Corruzione e concussione sono reati da punire e da addebitare, oltre che ai colpevoli, a chi ha fatto leggi, che non correggono e non scoraggiano, ed a chi ha governato con molta superficialità, tanto da lasciare quasi indifeso l’interesse dello stato e l’interesse del debole. I politici dovrebbero subire il severo giudizio del popolo sovrano, che però non si comporta da sovrano perché forse non lo ha saputo e forse anche perché è stato trattato da suddito pure quando era diventato sovrano. Cambiare la Costituzione non serve allora che a prendere ed a perdere altro tempo, mentre urge cambiare tutta la classe politica, abbia o non abbia conflitti di interessi. Tanto per non sbagliare. Altri conflitti di interessi, quali quelli di certo andazzo in contrasto con gli interessi non sempre appagati di elementi di un popolo non adeguatamente istruito, rispettato e servito, che finiscono per diventare terroristi e non solo. Falsa repubblica e falsa democrazia avviano un sistema di interessi or comuni, or contrapposti, pur sempre nocivi per la parte debole della comunità, che paga a caro prezzo la sua debolezza, e da cui non è facile liberarsi. Certi interessi sono frutto di istinti non proprio nobili, spesso da tenere segreti e magari da tramandare di padre in figlio. Buona politica proviene da buone idee, utili a tutti e nocive per nessuno; buon governo deriva da dedizione a realizzare le buone idee.


INFORMAZIONE



Notizie odierne dalla stampa


PROVINCE ADDIO


La scure cade su 29 province
Otto salvate dal territorio più vasto




Sarebbero 29 e non 37, come pareva in un primo momento, le Province che verranno tagliate e accorpate. Il secondo criterio (tremila chilometri quadrati di superficie) ne ha salvate otto che, sarebbero state fuori utilizzando solo il primo criterio (300 mila abitanti). Si salvano, così, Belluno (Veneto), Grosseto e Siena (Toscana), Sondrio (Lombardia), Nuoro, Olbia-Tempio e Oristano (Sardegna), Matera (Basilicata). Questo, ovviamente, se non salteranno fuori altri criteri, se gli inevitabili ricorsi e proteste non porteranno a ulteriiori modifiche e se, censimento, rimisurazioni territoriali o "acquisti" di abitanti non cambieranno le carte in tavola.
Tra quelle tagliate, la più popolosa (293.061 abitanti) sarebbe Pistoia, seguita da Piacenza (289.875), l'ultima a "salvarsi" sarebbe L'Aquila con 309.820 abitanti. La più piccola (57.975 residenti) è la provincia sarda dell'Ogliastra di recente costituzione preceduta da Isernia (Molise) che ne conta 88.964. Quanto all'estensione territoriale, Campobasso è fuori per 81 chilometri quadrati (ne misura 2909), Oristano (3040) si salva per appena 40 km2, mentre la meno estesa risulta Trieste (212 chilometri quadrati). Trieste, a proposito, potrebbe però tentare di salvarsi per motivi storici: ha un territorio molto piccolo, appena 236.556 abitanti e sei comuni, ma deve questo alle perdite territoriali subite dopo la guerra con la cessione dell'Istria all'allora Jugoslavia. Il criterio territoriale salva tre delle otto province sarde: ne resterebbero cinque con Cagliari e Sassari. La situazione più strana, probabilmente, si verificherebbe in Liguria dove sparirebbero tre province su quattro: Savona, La Spezia e Imperia. Resterebbe, ovviamente, Genova, ma con una coincidenza territoriale davvero esagerata tra Regione, Provincia e Comune che, forse, porterebbe alla conclusione dell'inutilità dell'ente intermedio. Lo stesso discorso dovrebbe riguardare l'Umbria (dove rimarrebbe solo Perugia). Il Molise (via Campobasso e Isernia) resterebbe addirittura senza province, ma, a questo punto, sarebbe probabile il ritorno alla regione Abruzzo-Molise con Campobasso unica provincia molisana.


L'ELENCO COMPLETO, tra parentesi, l'amministrazione: Ascoli Piceno (Marche): 214.068 (Pdl), Asti (Piemonte): 221.687 (Pdl), Benevento (Campania): 287.874 (Pd), Biella (Piemonte): 185.768 (Lega), Caltanissetta (Sicilia): 271.729 (Mpa), Campobasso (Molise): 231.086 (Pdl), Carbonia-Iglesias (Sardegna): 129.840 (Pd), Crotone (Calabria): 174.605 (Pdl), Enna (Sicilia):172.485 (Pdl), Fermo (Marche): 177.914 (Sel), Gorizia (Friuli-Venezia Giulia): 142.407 (Pd), Imperia (Liguria): 222.648 (Pdl), Isernia (Molise): 88.694 (Pdl), La Spezia (Liguria): 223.516 (Pd), Lodi (Lombardia): 227.655 (Lega), Massa Carrara (Toscana): 203.901 (Pd), Ogliastra (Sardegna): 57.965 (Pd), Olbia-Tempio (Sardegna): 157.859 (Pdl), Piacenza (Emilia Romagna): 289.875, Pistoia: 293.061 (Pd), Prato (Toscana): 249.775 (Pd), Rieti (Lazio): 160.467 (Pd), Rovigo (Veneto): 247.884 (Pd), Savona (Liguria): 287.906 (Pdl), Terni (Umbria): 234.665 (Pd), Trieste (Friuli Venezia Giulia): 236.556 (Pd), Verbano-Cusio-Ossola (Piemonte): 163.247 (Pdl), Vercelli (Piemonte): 179.562 (Pdl) , Vibo Valentia (Calabria): 166.560 (Pd).
Con i tagli, dunque, perderebbero l'appellativo di "capoluogo di provincia", città che hanno fatto la Storia del Paese: da Trieste a Terni, Ascoli Piceno, Asti, Benevento, Gorizia. Come abbiamo già notato, in fondo, per una buona parte, il taglio riguarderebbe le ultime infornate di Province degli anni '90. La regione più penalizzata sarebbe il Piemonte con quattro province tagliate (Asti, Biella, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola); seguirebbero Liguria (Savona, Imperia, La Spezia), Toscana (Prato, Pistoia e Massa-Carrara) e Sardegna (Ogliastra, Olbia-Tempio, Iglesias-Carbonia) con tre province tagliate. Vediamo le altre. La Lombardia una: Lodi. Il Veneto dovrebbe dare addio a Rovigo. Il Friuli perderebbe Trieste e Gorizia mentre Pordenone si salverebbe di poco con 315 mila residenti. L'Emilia Romagna subirebbe il solo taglio di Piacenza. Le Marche, Ascoli Piceno e Fermo, l'Umbria saluterebbe Terni (anche qui, si verificherebbe lo stesso fenomeno ligure con Perugia che rimarrebbe sola) e il Lazio perderebbe Rieti. Via tutte e due le province del Molise, la Basilicata salverebbe sia Potenza che Matera. La Puglia non subirebbe "tagli", la Campania darebbe addio a Benevento. La Calabria vedrebbe sparire Crotone e Vibo Valentia, la Sicilia Enna e Caltanissetta.

venerdì 7 ottobre 2011

LOBBIES




Il Wwf fa i conti sulla madre di tutte le opere inutili.



L'8 settembre 2011 si sono tenuti gli incontri per l'accordo di programma tra Governo ed Enti locali sulle cosiddette opere collaterali e compensative fra cui il famigerato Ponte sullo Stretto di Messina. Chi da anni si batte contro il progetto, come i Verdi e le associazioni ambientaliste, non è sorpreso nel constatare che la 'fiera degli inganni' sull'argomento si è allungata ancora di più. Gli ultimi aggiornamenti parlano infatti di un aumento dei costi di realizzazione di ben il 34%: si passa dai 6,3 miliardi di euro del luglio 2010 agli 8,5 del luglio 2011 chiesti dalla concessionaria pubblica 'Stretto di Messina S.p.A.' al momento dell'approvazione del nuovo Piano economico-finanziario. Un aumento, secondo il WWF Italia, «del tutto ingiustificato». Le risorse richieste infatti, precisa l'associazione ambientalista, equivalgono a mezzo punto di PIL, proprio mentre la crisi economica imperversa, l'Europa ci chiede maggiori investimenti e l'Italia non riesce nemmeno a mettere in atto il piano delle piccole e medie opere da 825 milioni di euro, firmato nel 2009. I finanziamenti al Ponte sono sottoposti a verifica annuale e se è vero che ANAS e RFI per la Stretto di Messina S.p.A hanno aumentato il proprio capitale perché la SDM S.p.A chiede altre risorse pubbliche? E ancora: cosa c'entrano con la costruzione del Ponte quelle 'opere compensative' come il depuratore a Villa San Giovanni, in Calabria, o la copertura del torrente Papardo, che fanno crescere i conti? Il WWF ha chiesto trasparenza e di conoscere il dettaglio del nuovo Piano economico-finanziario, proponendo di dirottare i fondi dell'opera sulle vere priorità infrastrutturali del paese: adeguare la linea tirrenica, la linea ferroviaria ionica in Calabria e le linee ferroviarie siciliane che collegano Catania, Messina e Palermo; intervenire per chiudere finalmente i cantieri della A3 Salerno-Reggio Calabria, ammodernare e rendere sicura la SS106 Ionica etc...etc...Una posizione ribadita anche dal presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che commenta: «il governo ha deciso di sperperare i soldi dei cittadini mentre la vera priorità dell'Italia e del Sud sono le infrastrutture da sempre inesistenti, come la messa in sicurezza del territorio e la lotta al dissesto, le ferrovie e gli acquedotti». Un dossier del WW spiega molto dettagliatamente perché il Ponte sullo Stretto è un'opera inutile e dannosa per l'ambiente e per i cittadini. Tanto per cominciare supera di 1400 metri il ponte sospeso più lungo del mondo (a traffico solo automobilistico), in una zona ad alto rischio sismico: secondo i maggiori esperti solo fra un centinaio d'anni avremo le competenze tecniche necessarie per realizzare un'infrastruttura simile. Fra l'opera principale e quelle connesse, inoltre, avremmo a che fare, per almeno dodici anni, con 17 cantieri, 9 siti di deposito e 4 impianti di produzione inerti in zone pregiate e sottoposte a 'protezione speciale' e tutela ambientale dall'Europa. Dulcis in fundo, non si sa chi fornirà il miliardo e mezzo necessario e mancante (la parte pubblica ne da 'solo' 3,5): considerando che il traffico è in calo e le ferrovie dovranno versare alla Stretto di Messina S.p.A. 138 milioni l'anno a prescindere dal traffico, chi credete finirà con l'aprire il portafoglio? «E' immorale che in piena crisi economica, con i conti pubblici sotto l'attacco della speculazione e con una manovra di tagli e tasse alle famiglie, il governo voglia buttare a mare 8,5 miliardi per il Ponte sullo Stretto di Messina, un'opera inutile e dannosa per l'ambiente - ha aggiunto Bonelli, che continua - con 8,5 miliardi di euro del Ponte sullo Stretto si potrebbero realizzare 90 km di metropolitana o 621 Km di rete tranviaria, acquistare 3.273 tram e 23.000 autobus ecologici rivoluzionando il trasporto pubblico nelle nostre città e affrontare finalmente il problema dei pendolari che vivono una situazione drammatica». E' ormai evidente che il governo Berlusconi pensa esclusivamente ai saldi di fine legislatura per le lobbies degli appalti e del cemento.

NOVITA' PER L'AMBIENTE

Detrazione del 55% per coperture verdi, rinverdimento delle pareti degli edifici, verde pensile, orti urbani.



La Camera ha approvato e trasmesso al Senato il DDL 2472-B, recante norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, testo unificato dei DDL 3465 e DDL 4290, già approvato dal Senato.
Di seguito i principali contenuti del testo unificato, che riprende il contenuto del citato DDL 4290.
Iniziative locali per lo sviluppo degli spazi verdi
Le regioni, le province ed i comuni, possono adottare misure volte a favorire il risparmio e l’efficienza energetica, l’assorbimento delle polveri sottili e a ridurre l’effetto «isola di calore estiva», con particolare riferimento a:
• nuove edificazioni, tramite la riduzione dell’impatto edilizio e il rinverdimento dell’area oggetto di nuova edificazione o di una significativa ristrutturazione edilizia;
• edifici esistenti, tramite l’incremento, la conservazione e la tutela del patrimonio arboreo esistente nelle aree scoperte di pertinenza di tali edifici;
• coperture a verde, quali strutture dell’involucro edilizio atte a produrre risparmio energetico, al fine di favorire la trasformazione dei lastrici solari in giardini pensili;
• rinverdimento delle pareti degli edifici, sia tramite il rinverdimento verticale che tramite tecniche di verde pensile verticale;
• previsione e realizzazione di grandi aree verdi pubbliche nell’ambito della pianificazione urbanistica, con particolare riferimento alle zone a maggior densità edilizia;
• previsione di capitolati per le opere a verde che prevedano l’obbligo delle necessarie infrastrutture di servizio di irrigazione e drenaggio e specifiche schede tecniche sulle essenze vegetali,
• creazione di percorsi formativi per il personale addetto alla manutenzione del verde e alla sensibilizzazione della cittadinanza alla cultura del verde attraverso i canali di comunicazione e di informazione.
Novità introdotte dalla Camera
Nel testo unico delle imposte sui redditi, D.P.R. 917/1986, viene inserito un nuovo comma che prevede il riconoscimento di una detrazione dall’imposta lorda del 55%, fino a 10.000 euro, per le spese relative ad interventi di progettazione, esecuzione e manutenzione di coperture a verde, pareti rinverdite, giardini pensili e orti urbani, finalizzati all’assorbimento delle polveri sottili, alla mitigazione dell’inquinamento acustico e alla riduzione delle escursioni termiche. A tal fine viene istituito un fondo di 20 milioni di euro annui a decorrere dal 2012.
L’art. 3 istituisce il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, con il compito di monitorare l’attuazione della L. 113/1992 (Obbligo per il comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica) e delle leggi finalizzate all'incremento del verde pubblico e privato, promuovere l’attività degli enti locali per garantire l’attuazione di dette leggi, promuovere un piano nazionale per la realizzazione di aree verdi permanenti intorno alle maggiori conurbazioni e di filari alberati lungo le strade, per garantire un adeguamento dell’edilizia e delle infrastrutture pubbliche e scolastiche che garantisca la riqualificazione degli edifici.
Modificando l’art. 43 della L. 449/1997, l'art. 5 introduce la possibilità per le amministrazioni di stipulare contratti di sponsorizzazione per promuovere iniziative finalizzate a favorire l'assorbimento di emissioni di anidride carbonica tramite l’incremento e la valorizzazione del patrimonio arboreo.
Avvalendosi di un contributo statale pari a 20 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2011-2013, i cui criteri di erogazione saranno definiti con apposito decreto, i comuni possono prevedere:
• misure di vantaggio volte a favorire il riuso e la riorganizzazione degli insediamenti residenziali e produttivi esistenti, rispetto alla concessione di aree non urbanizzate ai fini dei suddetti insediamenti;
• strumenti e interventi per la conservazione e il ripristino del paesaggio rurale o forestale non urbanizzato di competenza dell’amministrazione comunale.



Alberi monumentali
Sono previste, infine, disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale, prevedendo in particolare l'istituzione di un elenco degli alberi monumentali d'Italia, e la sanzione da 5.000 a 100.000 euro per l'abbattimento o danneggiamento di un esemplare.


giovedì 6 ottobre 2011

FOTOVOLTAICO E ETERNIT

Fotovoltaico al posto dell’amianto, premio con effetto retroattivo



Normativa e Incentivi

Il Gse ha comunicato un chiarimento importante riguardo l’assegnazione dei 5 €c/kWh per gli impianti fotovoltaici installati in sostituzione di eternit. La maggiorazione sarà applicata anche agli interventi avviati con il Terzo Conto Energia

Per gli impianti fotovoltaici installati in sostituzione di eternit il dm 5 maggio 2011 (Quarto Conto Energia), prevede all’articolo 14, comma 1, lettera c), una maggiorazione della tariffa incentivante di 5 centesimi di euro/kWh. Il riconoscimento, fortemente richiesto dagli operatori del settore e dalle associazioni di categoria, sostituiva il precedente premio che consisteva nell’incremento del 10% dell’incentivo previsto dal Terzo Conto Energia, che con i sopravvenuti tagli alle tariffe del nuovo regime di incentivazione sarebbe risultato insufficiente per sostenere gli interventi. Il Gestore Servizi Energetici ha già chiarito nelle "Regole applicative per il riconoscimento delle tariffe incentivanti previste dal dm 5 maggio 2011" i criteri di applicazione del nuovo premio e, in particolare, che la maggiorazione è applicabile in caso di interventi di smaltimento effettuati dopo la data di entrata in vigore del decreto (13 maggio 2011). A questo proposito, però, in seguito alle numerose richieste ricevute dagli operatori, il Gse ha comunicato un chiarimento importante riguardo l’assegnazione del premio.
Per tener conto dell’avvicendamento normativo, intervenuto tra il dm 6 agosto 2010 (terzo conto energia) e il dm 5 maggio 2011 (quarto conto energia), assolutamente non prevedibile ai fini della programmazione degli interventi da parte degli operatori, il Gse ha informato che, “a parziale modifica” di quanto indicato nelle Regole applicative, “la maggiorazione sarà applicata anche agli interventi avviati tra il 25 agosto 2010, data di entrata in vigore del dm 6 agosto 2010 e il 13 maggio 2011, purché gli impianti fotovoltaici, installati in sostituzione di coperture in eternit o contenenti amianto, entrino in esercizio entro e non oltre il 30 giugno 2012”.