LA cULTURA A MAGLIANO
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Eppure la Memoria Urbana è parte importante della storia del nostro territorio, legata al Tevere che fu economicamente e strategicamente determinante, in tutte le epoche, nella vita sociale di Magliano Sabina.
Ne vogliamo ricordare la storia
Sisto V (papa dal 1585 al 1590)
stabilì di edificare un ponte a nord di Roma per favorire i commerci ti un’area
decisamente strategica dal punto di vista economico e politico. L’impresa fu
affidata a Domenico Fontana, architetto “di grido” dell’epoca, sicuramente
dotato di uno sviluppato senso estetico, ma non di altrettanta perizia
ingegneristica. Il punto prescelto per costruire il ponte (a Magliano Sabina, 64 km da Roma, non lontano da
Otricoli e dal castello di Borghetto) non era certo dei migliori, ma funzionava
ad una folle idea avuta dal progettista: costruire il ponte all’asciutto e
quindi scavare un nuovo letto al fiume per “costringerlo” a passarci sotto
abbandonando il vecchio alveo. Sin da subito sorsero diverse difficoltà
tecniche ed alla fine il Fontana venne anche coinvolto in una storia di basse
speculazioni. Un “Avviso a Roma” del 13 maggio 1592 recitava: “Se riveggono li
conti al cav. Fontana di fabbriche e strutture che si pretende siano state mal
fatte di materie vili et di poco utile, et spesa per avanzare”. In pratica il
Fontana utilizzò materiali di scarsa qualità facendoli pagare per buoni e
intascando la differenza (vi ricorda qualcosa di odierno, ndr). Fatto sta che
l’architetto si rifugiò a Napoli (da dove invio diverse lettere alla Camera
Apostolica cercando di giustificare il
proprio operato e difendendo il proprio progetto) ed il completamento del ponte
fu affidato ad altri. Morto nel frattempo Sisto V, l’inaugurazione fu
presieduta ,nel 1603, dal successore Clemente VIII. Le spese per realizzare
l’opera furono ingenti (76.635 scudi, una fortuna), ma niente in confronto a
quanto fu necessario investire per costringere il Tevere riottoso a passare
sotto quel ponte costruito apposta per lui! Nell’arco di 76 anni si spesero ben
195.065 scudi! Il fiume, infatti, ad ogni piena invernale continuava ad
abbandonare il percorso artificiale per
tornarsene in quello naturale: all’arrivo della primavera, quindi, gruppi di
scavatori dovevano ricreare l’alveo sotto il ponte per farvi passare l’acqua…
Ma alla fine l’uomo l’ebbe vinta: con imponenti lavori e 40.000 scudi spesi, il
papa Urbano VIII riuscì nell’impresa di creare un argine definitivo. Tale fu la
soddisfazione che il pontefice fece realizzare un colossale cippo marmoreo,
chiamato “la Memoria Urbana”,
che ancora oggi si può ammirare (abbandonato a se stesso ed in continua rovina)
al km 65 della via Flaminia (quasi all’altezza del bivio per Magliano). Ornata
di api e sole nascente (emblema dei Barberini, famiglia a cui apparteneva il
papa (*)), l’epigrafe, tradotta dal latino, dice più o meno così: “Urbano VIII, con
un nuovo scavo, con argini e palizzate di legno, il Tevere che, allagata la Flaminia se ne tornava
nel letto antico, ha saputo costringere verso il ponte sotto il quale non
voleva passare”! Purtroppo durante la Seconda
Guerra Mondiale il ponte venne completamente distrutto:
quello attuale risale agli anni ’50 e conserva dell’antico monumento solo
alcuni stemmi murati sulla spalletta di sinistra.
(*) Lo stemma Barberini (api e sole nascente) in marmo era collocato nella parte superiore del monumento; asportato da ignoti ladri e recuperato è oggi conservato nel Museo Civico Archeologico di Magliano Sabina.
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