martedì 21 gennaio 2014

PERICOLI PUBBLICI


INCHIOSTRO SCOMODO

Inchieste di Santi & Sinatti




«DISPONGO l’immediata sospensione di tutte le attività nel piazzale di via Longobarda. E’ inibito l’accesso alle linee di trattamento carta, cartone, plastica e verde. Il provvedimento è assunto in via d’urgenza a tutela della salute dei lavoratori, stante il rischio potenziale derivante dalla tracimazione delle acque dilavanti dello stoccaggio dei rifiuti ex Damas verso l’area dove si svolgono le nostre attività».


Dichiarazioni di Ugo Bosetti, Presidente di Cermec spa.

Sono occorsi undici anni per arrivare a queste conclusioni. Trova così conferma la vicenda legata 42 container nell’area ex Damas interna al Cermec di Massa-Carrara, già da noi descritta nel dettaglio ( http://www.inchiostroscomodo.com/?p=192 ) e ricollegata a Massimo Dami, personaggio controverso e particolarmente attivo nel settore dello smaltimento rifiuti. Sconcerta notare come certi imprenditori abbiano avuto, nel corso degli anni, appalti e autorizzazioni da parte di enti pubblici, nonostante siano stati più volte indagati e messi sotto i riflettori di diverse Procure. Questi hanno creato evidentemente una fitta rete in tutta la penisola. Lo stesso Dami lo ritroviamo accusato di traffico illecito di rifiuti pericolosi proprio con la Masan di Magliano Sabina (di cui era amministratore delegato). Il giochino è sempre il solito: i rifiuti tossici ufficialmente vengono stoccati e ripuliti nell’impianto di compostaggio di Magliano Sabina ma in verità vengono scaricati in terreni agricoli. Sulla vicenda e sull’incompatibilità del sito di Magliano Sabina per l’installazione dell’impianto, torneremo nel dettaglio nei prossimi articoli (sarà una inchiesta lunga). È importante riscontrare certi collegamenti come Masan – Cermec (di Massa) rintracciati nel corso delle nostre ricerche. Come al solito abbiamo trovato una “giungla” di scatole cinesi.
Un nome più di altri ci ha colpito: Antonio Bertani. Il curriculum mostra un profilo di consulente di “altissimo livello” con incarichi nelle più rinomate aziende pubbliche e private. Tra queste, due hanno attirato la nostra attenzione: la Masan e la Stube Spa. Non mettiamo in discussione l’operato di Bertani, però sono molto interessanti le vicende che vedono coinvolte alcune delle aziende in cui opera.
Sulla Stube occorre soffermarci per fare una riflessione: l’azienda riesce sempre ad aggiudicarsi “mirabolanti appalti”  in vari settori, fra questi la ritroviamo anche nel business delle slot machine e video poker nel quartiere romano di San Lorenzo (la Stube pare essere una scatola cinese riconducibile all’imprenditore Diego Anemone indagato per abuso edilizio e rinviato a giudizio per corruzione e evasione fiscale per l’appalto del G8).
Il gestore delle slot machine (per il palazzo dei giochi di San Lorenzo) è la società Betoplus, controllata a sua volta da Atlantis World. Qui viene il “bello”, perché il titolare della Atlantis è un certo Francesco Corallo, incredibile a dirsi figlio del famoso Gaetano Corallo, considerato il braccio destro del Boss Nitto Santapaola che per conto dei siciliani si occupava tra le altre cose anche di gioco d’azzardo.
Qualcosa non va!
Ritorniamo nuovamente al curriculum di Bertani. Fra gli “infiniti” incarichi ricoperti lo ritroviamo sindaco revisore della Tredil S.p.a. La stessa società di Prato già incontrata in “Un porto in tempesta” e nello scandalo che travolse Andrea Baldi, Orazio Ferrari e la Conad? Come al solito ci sono due Tredil Spa, una a Prato e una a Milano. Di quale sarà consigliere il Bertani? Non lo sappiamo con precisione, tuttavia quest’ultimo risulta essere perfino Consigliere d’Amministrazione di banca Finnat Euramerica S.p.a. La stessa banca citata insieme alla Tredil Roscer di Prato nello scandalo Conad.
Ma cos’è la Tredil Roscer di Prato? È una società i cui titolari sono di fatto i cinque del gruppo Roscer: Orazio Ferrari, Andrea Baldi, Luigi Minischetti, Pietro Cervasio e Carlo Rosano. Una società, in definitiva, nata per realizzare affari immobiliari. Nello scandalo Conad la società ha come referente bancario tra le altre Banca Finnat. Una banca interessante quanto il proprietario, Giampietro Nattino. Nattino fin dai primi anni della Repubblica Italiana è stato vicino a Giulio Andreotti, uno dei politici più potenti e controversi. Tra le altre amicizie di Nattino ricordiamo un personaggio chiave: Stefano Ricucci (immobiliarista facente parte del famigerato gruppo dei “furbetti del quartierino”). Lo stesso che confessò preoccupato al Pm della Procura di Roma:
Ricucci: “E che, lo chiede a me? Lei non deve palare con me di questi argentini….. Conosce Caltagirone? Lo convochi. Conosce Bonsignore? Lo chiami. Sa chi è Catini? No. Chiami anche lui….. chiami anche la banca Finnat e Giampietro Nattino. Chiami Vincenzo De Bustis. Sa cosa è la banca Finnat? Chi è Nattino?”
Magistrato: “Che fa questo Nattino?”
Ricucci: “Ma lei vuole che a me mi uccidano stasera qui dentro? Lei forse non si rende conto di chi sta a toccare Lei …. Mi faccia la cortesia, lasci perdere questo Dottore …. Io lo dico per me; poi se Lei vuole andare avanti, lo faccia. Lei c’ha seicento persone che la proteggono, ma a me chi mi protegge? Nessuno, su sta roba”.
Sempre Ricucci durante l’interrogatorio mette in luce un aspetto nuovo:
Senta Dottore, secondo me la Finnat è una banca molto vicina al mondo della massoneria …”.
Tralasciando personaggi ed eventi fino ad ora citati, Prato e Arezzo sono città strategiche dove mafia e massoneria fanno “accordi” da anni. Sarà un caso ma Carmine Schiavone rivelò di rapporti con “colletti Bianchi” toscani. A chi si riferiva Schiavone, cugino di Sandokan noto esponente dei Casalesi e braccio amministrativo del clan, citando i “signori” di Arezzo, Firenze, Milano e Genova? Molto probabilmente non si tratta di affiliati ma di “ colletti bianchi”. Massoneria deviata? Vedi art http://www.inchiostroscomodo.com/?p=200

A questo punto la nostra inchiesta potrebbe avere dei risvolti imprevedibili.

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