venerdì 30 luglio 2010

DAL MONDO DELLA POLITICA

«Chiamateci compagni»


Intervista a Fausto Raciti, catanese di 26 anni, segretario nazionale dei Giovani Democratici.

Da Torre del Lago, in Toscana, dove si sta svolgendo la Festa nazionale della sua organizzazione, lancia la sua sfida: proverò a spostare a sinistra l’asse del Pd.

Molti i temi dei dibattiti in corso: la politica, il lavoro, i diritti, il caso Pomigliano. “Il compito di un partito come il nostro è impedire che ci sia qualcuno costretto a scegliere tra lavoro e diritto” dice Raciti alludendo alle recenti scelte della Fiat.



Raciti, lei ha scatenato nel Pd forti polemiche per la sua posizione molto critica nei confronti di Marchionne all’epoca di Pomigliano. Ora, dopo l’annuncio del traferimento in Serbia, cosa ne pensa?
Non solo il trasferimento degli stabilimenti in Serbia, ma anche la newco è la prova che dietro c’è da tempo una strategia per mettere i lavoratori con le spalle al muro. Pomigliano era la prova generale. Lo si sapeva fin dall’inizio, una volta accettate le condizioni che imponeva Marchionne, è partito il ricatto con le conseguenze che sono ora sotto i nostri occhi.

È un punto di non ritorno nelle relazioni industriali in Italia?
La sensazione è che si stia varcando irreversibilmente un limite. Sono rimaste ben poche cose da difendere ormai. È impensabile ci si trovi a dover scegliere tra lavoro e diritti. La competizione internazionale non può avvenire scaricando tutto sui costi del lavoro e dei diritti e cancellando conquiste che risalgono a cinquanta anni fa.

Lei è segretario dell’organizzazione giovanile del Partito democratico, crede che oggi per un giovane possa avere ancora senso l’impegno politico?
Per noi fare politica significa compiere una scelta in controtendenza, rinunciando cioè all’idea che i problemi si possano risolvere tramite scorciatoie. Il presupposto del nostro impegno è che le soluzioni si trovano solo se decidiamo di affrontare i problemi insieme.

Sempre più spesso però, proprio come capitava alla fine degli anni ‘80, i giovani oggi si rivolgono alla politica per facilitazioni nelle proprie carriere personali.
Il nostro campeggio è una risposta anche a questo. I partecipanti quest’anno sono oltre 600 giovani, sono venuti qui a Torre del Lago a loro spese. Si tratta di ragazzi che ogni giorno si impegnano per migliorare i loro territori senza nessun tornaconto, anzi spesso rimettendoci.

L’estrema destra ha molto seguito negli ultimi anni tra i giovani. Non la preoccupa?

Ci sono alcune nicchie di destra che sicuramente si stanno rafforzando. Ma la loro crescita è a danno dei vicini, pescano nella destra più moderata, non nel nostro bacino.

Perché proprio Torre del Lago come sede del campeggio?
Perché Torre del Lago ha fatto della tolleranza la propria cifra, fondando su questo il proprio modello di sviluppo, Non è infatti solo una delle più importanti mete gay d’Europa, questo posto ha fatto dell’accogliere tutti la propria bandiera.

Qualche mese ci fu tra i giovani democratici una polemica sulla parola compagno. Alcuni suoi iscritti dissero che non si riconoscevano in quell’epiteto. Lei si sente rappresentato?
La parola compagno è una delle parole che fa parte del nostro vocabolario. Rappresenta bene il senso che abbiamo e che dovremmo avere della comunità, soprattutto se c’è un paese intorno dove chi lavora va incontro al licenziamento ed è costretto a rinunciare ai diritti. Il termine compagno esprime quella parte positiva della cultura di sinistra che va conservata, che un tempo era in grado di tenere insieme i problemi quotidiani e quelli del mondo, le questioni del proprio quartiere e i conflitti globali. Per me i compagni erano quelle persone capaci di far questo.


Tratto da TERRA, prestigioso quotidiano della cui omonimità andiamo fieri.

1 commento:

  1. Compagno vuole dire sopratutto condivisione della vita in tutti i suoi aspetti; quelli felici, quelli tristi; nel lavoro che nello studio.
    Raccolto in un concetto vuol dire, compagno di percorso.
    Grazie.

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