sabato 19 marzo 2011

ATOMO KILLER



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Due giapponesi sopravvissuti allo sgancio delle bombe atomiche di Nagasaki e Hiroshima, in piazza con i Verdi a Roma per dire no all’atomo. «Ero in fabbrica quando fu sganciata la bomba», ricorda uno dei superstiti. «Poi ho visto le persone cambiare forma. Tutto ciò non deve più succedere». Lo striscione recita «Nucleare, no grazie!». Tutto intorno al Pantheon decine di manifestanti indossano tute bianche e mascherine. Un sit-in per denunciare i rischi del nucleare, contro le scelte del governo Berlusconi in tema di energia. Anche alla luce di quanto sta accadendo in Giappone. I cartelli mostrano i luoghi in cui l’esecutivo vuole costruire le nuove centrali nucleari e una mappa della pericolosità sismica dell’Italia. Un binomio che porta il presidente dei Verdi Angelo Bonelli ad accusare il governo di «atteggiamento irresponsabile». La lezione del Giappone è che «nessuna tecnologia è perfetta e un incidente è sempre possibile». Per il commissario europeo all’Energia, Gunther Oettinger, «la crisi nucleare giapponese ha cambiato il mondo», al punto che l’Ue deve pensare all’eventualità di una «opzione zero per il nucleare». Parole mai pronunciate prima da Bruxelles. Il copresidente dei Verdi europei Daniel Cohn-Bendit è convinto che «non ci saranno centrali in Italia, perché nessuna regione le vuole». Tanto che Legambiente ha scritto una lettera ai presidenti di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, invitandoli a fare fronte comune per unire le proprie «contrarietà e perplessità tecniche sulla disponibilità del loro territorio ad ospitare centrali nucleari». Anche alla Camera ieri si è parlato di atomo. Due mozioni a risposta immediata della sinistra sull’uso delle fonti rinnovabili sono diventate l’occasione per chiedere di nuovo al governo un passo indietro sul nucleare. E almeno stavolta sembra davvero unita. «Germania, Svizzera e Lituania hanno avviato una riflessione sul nucleare, il mondo cerca fonti alternative, mentre in Italia c’è proprio bisogno di ricorrere a questa tecnologia distruttiva per l’uomo e pericolosa per la salute e l’ambiente?», ha chiesto al governo il leader dell’Idv Antonio Di Pietro. Sulla stessa linea anche il Pd. «Eravamo contro la scelta nucleare già prima dell’incidente di Fukushima perché la riteniamo sbagliata per il Paese, vecchia e costosa, e ora volete approvare una norma per collocare le centrali sul territorio anche contro il parere di Regione, Comune e popolazioni locali», denuncia Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd. «L’Italia non modifica il proprio programma nucleare», risponde senza giri di parole la Prestigiacomo. «La questione energetica e i problemi connessi sono globali e solo in Europa sono attive 150 centrali», taglia corto la titolare dell’Ambiente. «Ma la Germania ne chiuderà 7 e punta per il 2050 a coprire l’80 per cento del fabbisogno energetico con le rinnovabili, alle quali voi avete tagliato gli incentivi mettendo sul lastrico migliaia di imprese», controbatte il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini. Che poi attacca: «Non avete il coraggio di dire che sul nucleare avete sbagliato». Il monito delle opposizioni è chiaro: «Fermatevi perché se non lo fate voi tra 3 mesi la parola tornerà agli italiani che sceglieranno di salvare il Paese, loro stessi e il proprio futuro», riferendosi al referendum sul nucleare del 12 giugno.

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