domenica 20 giugno 2010

MA CHE MI DICI DELL'ICI....!


ICI - (Imposta Con Intrallazzi).


L’ICI è un’imposta sugli immobili. Riguarda proprietari, titolari di diritti d’usufrutto, d’abitazione, d’uso reale. Viene pagata ai Comuni. È una tassa nata nel 1992. Quando nacque, fu subito stilata una lista di esenzioni. Esentati da subito furono coloro che destinano l’immobile a usi “meritevoli”: ospedali, centri d’assistenza, scuole, spazi di ricezione. Da subito i Comuni protestarono per il fatto che la Chiesa Cattolica abusasse delle esenzioni, e non pagasse l’ICI neanche per gli spazi ‘non meritevoli’, grazie all’implicita idea che tutto ciò che è della Chiesa sia ‘meritevole’. Ma non così implicita, evidentemente, se è vero come è vero che nel 2004 una sentenza della Corte di Cassazione chiarì che l’esenzione dall’ICI poteva applicarsi solamente quando nell’immobile si svolga un’attività esplicitamente meritevole. Tanto per dire: un immobile di proprietà della Chiesa Cattolica, affittato ad una banca, non si capisce quale utilità abbia per la collettività e dunque non si capisce perché mai debba essere esentato dall’ICI!!!
La sentenza della Cassazione fa dunque chiarezza. Tuttavia, nel 2005 il governo taglia la testa al toro e con una norma estende l’esenzione ICI anche agli immobili destinati a scopo commerciale, purché il proprietario dell’immobile non abbia natura commerciale. Una norma ad hoc per la Chiesa Cattolica, visto che gli enti ecclesiastici, a differenza di onlus e associazioni no-profit, godono di qualifica di enti non commerciali a vita, per legge.
Il governo, per evitare la figura di baciaporpore, estese l’esenzione anche ad onlus, associazioni eccetera. Ma il succo della questione resta il seguente: la quasi totalità degli immobili esentati dall’ICI oggi sono di proprietà della Chiesa Cattolica. (!!!)
La Corte di Giustizia Europea è chiara: una normativa in materia di aiuti di Stato si applica a qualsiasi soggetto che eserciti un’attività commerciale, senza privilegi per alcuno!
Il punto di vista della giurisprudenza europea infatti è cristallino e poco avvezzo ai sotterfugi italiani. Esso banalmente dice che dove c’è guadagno tramite commercio, poco importa chi sia a guadagnarci, il guadagno c’è e punto.
E' stato stimato approssimativamente in circa 50.000 il numero degli immobili ecclesiastici presenti in tutta Italia, cifra che è puramente indicativa ma che è certamente più vicina alla realtà della cifra data dal Ministero. Da rilevare soprattutto che ciascun ente ecclesiastico può essere titolare di più immobili.
Si tratta a ben vedere di una ricchezza enorme, e che non ha analogie all’estero, poichè significa in pratica che in Italia 1 abitazione su 5 appartiene al Vaticano, direttamente o indirettamente, e su quegli immobili la Chiesa non paga l’ICI.
Pur essendo arduo calcolare esattamente gli stabili irregolari in base alla sentenza di Cassazione citata, anche perché molti non risultano neanche censiti dal catasto, si è stimata una cifra sicuramente non lontana dalla realtà, di circa 30.000 stabili sparsi in tutta Italia, che hanno eluso illegittimamente l’ICI perché vi si esercitava un'attività commerciale.
Ebbene, l’ICI evasa dai 30.000 enti ecclesiastici che esercitavano ed esercitano anche altre attività di tipo commerciale o imprenditoriale risulterebbe di circa 2 miliardi e 400 milioni di euro, cifra media ottenuta moltiplicando gli 80.000 euro (richiesti da qualche Comune dopo la famigerata sentenza della Cassazione) per 130.000 stabili considerati.
All'ICI bisognerebbe aggiungere l'ammontare dovuto per tutte le altre imposte evase legalmente, sia statali, che comunali (irpef, iva, imposta comunale incremento di valore aggiunto ecc.) nonché per tutte le altre deduzioni benevolmente concesse ad enti ecclesiastici riconosciuti e non riconosciuti. Certamente allora, la somma complessiva dell'evasione illegale e di quella legalizzata, considerando soltanto gli ultimi dieci anni, e per 4.000 euro ad istituto, non sarebbe inferiore a 3 miliardi e 600.000 milioni di euro (pari a circa 6000 miliardi di lire).

A ciò si aggiunga l’8 per mille delle dichiarazioni dei redditi, che lo Stato versa alla Chiesa (anche quando il contribuente non ha esercitato l’opzione: a meno che il contribuente non destini il suo 8 per mille ad altro scopo, quei soldi vanno alla Chiesa anche se non lo ha voluto apertamente!), ed è una cifra notevole, e altri 970 milioni circa di euro che lo Stato versa alla CEI (altra somma enorme di cui stranamente non si parla mai), altri due privilegi di cui altre confessioni cristiane e religiose non beneficiano in modo tanto cospicuo.
Purtroppo però in buona parte quel denaro non va affatto ai poveri e ai bisognosi, perchè ad esempio, per quanto riguarda la gestione degli immobili e delle abitazioni, è stato dimostrato che il Vaticano si comporta come un qualsiasi speculatore immobiliare, o affarista che cerca di lucrare il massimo. (soprattutto a Roma, il Vaticano ha alzato i canoni di locazione a cifre improponibili per molte famiglie, oppure semplicemente ha iniziato a non rinnovare i contratti di locazione e a sfrattare molti inquilini (anche quelli che pagavano regolarmente), per poi vendere quegli immobili a compagnie alberghiere o società immobiliari, lucrando cifre enormi).

MORALE:
Se anche la Chiesa pagasse l'ICI, le famiglie italiane potrebbero risparmiare il 33% senza aggravio per le casse comunali.

6 commenti:

  1. Ma te non eri quellu che facea u jerichettu? 'Nnavi sempre appressu a u prete e facei u diacunu.
    Brau.

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  2. Come mai questo governo per contrastare l'immigrazione chiede aiuto all'Europa e per mantenere la chiesa non chiede aiuto al Mondo ?
    Visto che li manteniamo noi facciamoci pagare da tutti gli stati dove la chiesa è presente.

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  3. All'anonimo delle 15,37, guarda che il tema è un'altro, rispondi a quello e non distrarre l'attenzione su quello che è il percorso di ognuno di noi

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  4. Anche perchè dovresti (per rispetto a 1600 persone) far rispettare le Leggi, anche quelle fiscali. Altrimenti è una ulteriore mazzata che dai al nostro paese. Non sei per niente brau!

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  5. majanesse che più mejo nun se pò21 giugno 2010 alle ore 00:19

    ma stu sindicu nu era quellu che stea a commannà a protesta de a discarica der gijo?
    e mo?
    ce se rimette n'andra vorda?
    mesà de no, u fiju dell'amministratore de paoletti sta su ncommune e ce rifanno n'andra vorda a discarica da munnezza.

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  6. lettore di vecchia data21 giugno 2010 alle ore 08:33

    a u pretacciu e a u chirichettu mo je viene l'orticaria quannu lu legge...
    zitti però me riccomannu, zitti più zitti stete più prestiti date a pora gente

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